Politica
A Messina guadagnano 2mila euro al mese, a Biella 100
Nei giorni scorsi un’inchiesta della Procura di Messina ha evidenziato come semplici consiglieri comunali riescano ad avere compensi intorno se non superiori ai duemila euro mensili. Considerando che i famosi “gettoni di presenza” sono stabiliti da una legge nazionale il paragone con i consiglieri di Palazzo Oropa è imbarazzante, ma anche positivo per i “nostri”: a Biella infatti il compenso medio dei 30 eletti è di circa 300 euro ogni trimestre, ovvero cento euro mensili.
Nei giorni scorsi un’inchiesta della Procura di Messina ha evidenziato come semplici consiglieri comunali riescano ad avere compensi intorno se non superiori ai duemila euro mensili. Considerando che i famosi “gettoni di presenza” sono stabiliti da una legge nazionale il paragone con i consiglieri di Palazzo Oropa è imbarazzante, ma anche positivo per i “nostri”: a Biella infatti il compenso medio dei 30 eletti è di circa 300 euro ogni trimestre, ovvero cento euro mensili.
Com’è possibile una così abissale differenza? Il giochetto è semplice: in molte città, anche di medie dimensioni, non solo Messina, le commissioni consiliari il cui gettone è di circa 20 euro vengono appositamente convocate di continuo, un giorno sì e l’altro pure, anche per la discussione e l’esame di argomenti di scarsa utilità. Un meccanismo assolutamente legale che comporta a fine mese il raggiungimento di un reddito (i famosi 2.000 euro) di una certa consistenza, ovvero la partecipazione ad almeno 100 sedute, un obiettivo raggiungibile considerando il fatto che un semplice consigliere può far parte di più commissioni contemporaneamente.
Un sistema perfettamente legale che però comporta delle degenerazioni come è accaduto, appunto, nel capoluogo siciliano, dove i commissari entravano in commissione giusto il tempo per mettere la firma di presenza, necessaria per ottenere il tanto agognato gettone e andarsene. Secondo quanto appurato dagli investigatori, il record è di un consigliere rimasto in aula per la bellezza di venti secondi, giusto, appunto, il tempo di apporre la propria sigla nel registro delle presenze.
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