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Un nuovo centro commerciale? Attenzione, qualcuno ne farà le spese

I consumi calano per effetto dell’invecchiamento della popolazione

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Movida selvaggia, giusto intervenire. Il vero problema non sono i locali, ma quei capannelli di giovani che si creano all’esterno dei locali stessi e dai quali si levano schiamazzi, grida, risate, eccessi dovuti all’ubriachezza.

Un nuovo centro commerciale? Attenzione, qualcuno ne farà le spese. Lo dico pensando alla realizzazione o meno del nuovo centro polifunzionale “Le Vette” che dovrebbe sorgere su di un ampio terreno, tra Biella e Gaglianico.

Un nuovo centro commerciale? Attenzione, qualcuno ne farà le spese

Forse mi sbaglio, ma ho la sensazione che non si sia ancora riusciti a mettere a fuoco la situazione demografica del nostro territorio e del Piemonte tutto. Lo dico pensando alla polemica in atto a palazzo Oropa, a proposito della realizzazione o meno del nuovo centro polifunzionale “Le Vette” che dovrebbe sorgere su di un ampio terreno, tra Biella e Gaglianico, un tempo area occupata dalle ex Filature Biellesi. Lo si definisca come si vuole, ma ha ragione chi sostiene che, alla fine, si tratterebbe di un altro centro commerciale.

Giusto riqualificare quell’area

Personalmente sono convinto che quell’area, così come appare oggi, è quanto di più deprecabile e desolante si possa pensare. Credo quindi che una una seria riqualificazione sarebbe necessaria ed auspicabile. Detto questo però, non penso si possano ignorare alcune considerazioni oggettive che elencherò rapidamente: il calo demografico nel Biellese come in Piemonte è un dato accertato da decenni; così come lo è l’aumento dell’età media della popolazione che rivela una presenza sempre più massiccia di persone anziane, vale a dire che le nascite sono sempre meno rispetto ai decessi.

I centri commerciali biellesi più prossimi al capoluogo stanno registrando innegabili affanni al di là dei punti vendita alimentari come dimostrano le vetrine desolatamente spente alla Bennet di Vigliano ed a I Giardini di Biella ove la piazzetta interna è in fase di costante smantellamento; a Gli Orsi le cose vanno un po’ meglio ma il tourn-over dei negozi intorno all’Ipercoop è frenetico, testimonianza che molti esercizi ci provano e poi lasciano gli spazi commerciali ad altri.

L’invecchiamento della popolazione

Non c’è nulla di sorprendente in tutto ciò: si mangia ed anche troppo, ma per il resto i consumi calano proprio per effetto dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico. Situazioni analoghe si stanno registrando un po’ in tutto il Piemonte, con qualche eccezione limitata all’area metropolitana di Torino. Insomma, stiamo usando le marce ridotte, ancora con passabili risultati, ma le marce alte il nostro motore non le tiene più. Alla luce di questi dati, che tutti possono rilevare, ha senso pensare ad un nuovo centro commerciale? Se il bacino d’utenza si restringe e l’offerta si amplia, alla fine qualcuno ne farà le spese e chiunque sia questo qualcuno significa che ci sarà chi rimarrà senza lavoro.

Un invito alla riflessione

Ciò non significa sposare le teorie del Pd a palazzo Oropa, ben sapendo che hanno quale fine quello di ingraziarsi qualche commerciante in vista delle prossime consultazioni elettorali e fare lo sgambetto a “Le Vette”, progetto del quale fa parte la famiglia Caldesi, vicina a Fratelli d’Italia. Il mio è solo un’invito alla riflessione non dettato da mire partitiche, ma dalla logica dei numeri che, di solito, non ingannano.

Giorgio Pezzana

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4 Commenti

1 Commento

  1. Ardmando

    22 Febbraio 2024 at 8:40

    Ecco puntuale, ogni volta che si parla del nuovo centro commerciale (perchè è semplicemente quello, nella più ampia accezione del termine) o di qualsiasi iniziativa commerciale che non riguardi la orrida e deprimente “via Italia cuore di Biella”. Il tema delle considerazioni esposte è il pessimismo. Pessimismo che da per scontato che le cose non cambino mai, che il futuro sia solo in bianco e nero e che per tanto nuovi progetti di investimento o cambi nel corso degli eventi, non possano avvenire. Come se la guerra durasse per sempre, come se condizioni economiche dovessero solo regredire o stagnare. Come se tutto dovesse finire fra un paio di anni.
    E’ veramente deprimente leggere interventi come questo, ripetuti più volte con lo stesso deprimente tono, molto adatto alla deprimente via Italia, ma non certo a chi crede ancora che per cambiare le cose occorre fare cose, occorre credere nel futuro, occorre investire e resistere. Occorre cambiare la dove c’è uno stabile fatiscente e occorre coraggio dove non si può fare altro (ad esempio radere al suolo il vergognosamente brutto ex ospedale).
    Per fortuna ci sono imprenditori non biellesi che credono ancora nel potenziale di questo territorio e che vogliono investire, perchè la scusa del calo demografico è solo una scusa, non sono numeri. Il calo demografico in Italia c’è da decenni. Significa forse che si debba abbandonare tutto e costruire solo RSA e cliniche? Le persone arrivano anche fuori da Biella, occorre incentivarle a venire a Biella e dintorni e occorre dare loro possibilità di commercio e svago. A tal proposito, ben venga finalmente un multisala, perchè a Biella di cinema degni di questo nome, non ce ne sono. Bisogna andare fino a Borgovercelli per trovare un vero cinema. Le vetuste e fatiscenti sale cinematografiche cittadine sono imbarazzanti. Non le userei nemmeno per le già citate RSA, perchè anche dei vecchi sarebbero in imbarazzo a vedere film in quello schifo.
    La depressione e le solite lagne traspaiono da questi post e le riflessioni vanno fatte solo in funzione di quale sia il senso di lamentarsi sempre e in continuazione per qualsiasi cosa che si voglia fare nella città di Biella. Salvo poi ripetere la stessa solfa quando a furia di no, anche chi vorrebbe investire si stanca e investe altrove. La totale chiusura mentale tipica del vecchio biellese traspare da questi interventi, quello che resiste al cambiamento, quello che oramai oltre il declino non vede altro che la morte perchè tanto nulla sarà più come prima, allora meglio lasciare che tutto muoia. Oppure che contesta che al posto di una ex filatura abbandonata da decenni di voglia creare qualcosa. Ma quel qualcosa non va bene, occorre dire “no”. Senza fare però una proposta alternativa che sia interessante a livello imprenditoriale, che ingolosisca chi, fuori dal biellese, possa essere interessato ad investire. I soldi portano i soldi, le attività commerciali portano soldi, i servizi portano soldi. I soldi portano le persone. Il futuro porterà persone e soldi. I numeri della sua logica li usi per giocare al superenalotto. Sarà sicuramente più utile.

  2. Pier Giovanni Malanotte

    22 Febbraio 2024 at 12:42

    Allora : Cassandra : verace sempre, creduta mai ? non resta che : Ai posteri l’ardua sentenza.
    E se si pensasse ad un treno-tram che porti i milanesi soffocati ( città inquinata tra le prime in classifica !!! ) a Biella____

  3. Stephan

    22 Febbraio 2024 at 16:01

    Chi vuole investire a Biella deve essere accolto con il tappeto…Se facciamo sempre del protezionismo, possiamo anche mettere una lapide sotto la scritta Biella, in ingresso Città. Le persone scappano dalla noia, dalla scarsa diversificazione, dalla routine, e dall’ottusità.

  4. Steap63

    2 Marzo 2024 at 8:09

    Finito il tessile da almeno 30 anni occorre reinventarsi ma bisogna essere di mentalità aperta e disponibile. Si vuole puntare sul turismo bene… ci vogliono strutture (non bastano pochi B&B), ci vuole una città capoluogo decente non deprimente, bisogna valorizzare i monumenti e abbattere quegli orribili scheletri di fabbriche, manutenere le strade ( ma avete visto che schifo Via Cernaia), i giardini, ci vuole accoglienza (non trattare il turista come un peso).Ben venga se qualcuno vuole investire che sia un centro commerciale o altro…..

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