BiellaPausa Caffè
Quella dispersione dei medici di famiglia
Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana
Non ci sono più medici di base. Già in alcune vallate biellesi si sta risentendo pesantemente della carenza di questa figura professionale e le prospettive non sembrano volte ad un miglioramento di una situazione molto compromessa. Per cercare di arginare un fenomeno preoccupante, che coincide anche con il pensionamento di diversi medici di famiglia, il servizio sanitario si sta rivolgendo a medici di nazionalità straniera senza per altro riuscire a coprire il turn over in modo soddisfacente.
Ma che cosa è cambiato in questi anni e perché la figura del medico di famiglia (o di base che dir si voglia) è venuta sempre più a mancare? E’ una questione che ha origini piuttosto remote se penso che già negli anni ‘80/’90 il segretario provinciale della Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), dottor Umberto Bosio, lamentava il fatto che il ruolo dei medici di famiglia si stava sempre più riducendo a quello di semplici prescrittori di farmaci e di visite specialistiche mentre, parallelamente, crescevano gli oneri burocratici a carico degli stessi medici.
In sostanza, di tempo reale per lo svolgimento della professione, cioè visite, diagnosi, cure, ne stava rimanendo sempre meno. Ciò stava trasformando i medici di famiglia in burocrati, senza più reali gratificazioni professionali, perché inseriti in un contesto che ne stava limitando sempre più le reali funzioni in modo intuibilmente mortificante. Già allora appariva sempre più distante la figura quasi eroica dei medici condotti, sempre sul campo, giorno e notte, alle prese con chiamate di ogni tipo, talvolta provenienti da zone impervie. Medici che facevano i medici, che diagnosticavano malanni e decidevano cure e che solo in casi particolarmente dubbi dirottavano i loro pazienti verso la medicina specialistica. Altri tempi, ovviamente.
Il sistema sanitario ha via via mutato profondamente l’approccio tra medico e paziente, relegando i medici di base ad un ruolo marginale, sino a rendere sempre meno appetibile quella funzione nel contesto della sanità pubblica. Salvo poi accorgersi, come sta avvenendo da qualche tempo, che la catena, già piuttosto fragile, del Servizio Sanitario Nazionale, rischia di perdere un anello importante che è proprio quello dei medici che agiscono sul territorio. Occorre intervenire in fretta, se si vuole evitare che quella catena di spezzi definitivamente.
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.Bruno
31 Luglio 2025 at 18:48
bisogna intervenire in fretta ma mi sembra che le regioni dormono in valle cervo sono centinaia gli anziani senza medico di famiglia come in altre valli biellesi ma Cirio e compagny invece di incentivare medici di base pensa al suo stipendio dove può rivolgersi alla sanità privata