Pausa Caffè
Pronto soccorso di Biella, l’assalto dei finti malati
Pausa caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana. Secondo i dati forniti dall’Asl di Biella, nei primi tre mesi del 2023, gli accessi al Pronto Soccorso
Secondo i dati forniti dall’Asl di Biella, nei primi tre mesi del 2023, gli accessi al Pronto Soccorso dell’ospedale, sarebbero stati oltre 11mila. Dunque, prendiamo tutti insieme una calcolatrice e facciamo due conti. Oltre undicimila accessi in tre mesi significa circa 3mila 700 accessi al mese; vale a dire circa 925 a settimana, cioè 132 al giorno. In un anno, saranno circa 44mila i biellesi che faranno ricorso al dipartimento di emergenza, pur tenendo conto del fatto che nei mesi di luglio ed agosto, magicamente, la gente sta meglio.
Considerando che la provincia di Biella (dati al 31.10.2022), conta 169mila e 24 abitanti, significa che oltre il 25 per cento della popolazione (cioè un cittadino ogni quattro, per difetto) nel corso dell’anno, si rivolgerà al Pronto Soccorso.
Vi sembra tutto normale? Ma non basta. Le stesse fonti asseriscono che almeno il 50 per cento di coloro che si sono rivolti al Pronto Soccorso nel primo trimestre di quest’anno, quindi poco meno di 6mila persone sulle oltre 11mila registrate dal servizio, non presentavano situazioni che potessero giustificare un ricorso al dipartimento di emergenza. Insomma, non si trattava di urgenze.
A questo punto mi chiedo, pur facendo la tara sugli ipocondriaci e sui migranti clandestini che, proprio perché tali, non possono usufruire del servizio di medicina di base, tutti quelli che vanno al Pronto Soccorso scambiandolo per un ambulatorio medico, perché non si rivolgono al loro medico di base? Badate bene, è un problema annoso, che evidentemente sta però peggiorando.
Tempo fa qualcuno aveva ipotizzato l’applicazione di un ticket a carico di coloro che, recatisi al Pronto Soccorso senza i presupposti di un’urgenza reale, vengono rimandati a casa senza esigenze di osservazione e/o di ricovero. Qui non si tratta di incattivirsi contro il povero cittadino inerme, ma semplicemente di fare un minimo di educazione sanitaria. Perchè ogni accesso improprio al Pronto Soccorso, fa ritardare, talvolta in modo sensibile, l’assistenza nei confronti di chi versa davvero in condizione di emergenza. E quindi, ne paghi, almeno economicamente, le conseguenze.
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Maurizia
12 Maggio 2023 at 9:16
sarei d’accordo difficile è stabilire la cifra.Per mio conto molti si rivolgono al pronto soccorso sperando che vengono effettuati esami che richiedono mesi di attesa.Il problema sono le liste di attesa all’ospedale di Biella fare un esame è sempre più difficile.
Pier Giovanni Malanotte
12 Maggio 2023 at 12:21
Da esperienza, per casi recenti veramente urgenti ed urgentissimi, il P.S. di Biella è stato veramente professionale e magnifico.
Così pure il servizio della CRI.
Sulle liste di attesa pr esami non si può dire altrettanto.
Poiché le macchine operatrici non hanno sindacati, non si potrebbe fare un turno serale e-o notturno ?
Ricordo i tempi in cui le fabbriche biellesi lavoravano di notte.
Spillo
12 Maggio 2023 at 21:45
Per esperienza personale, i medici di base appena istituiti, non fanno visite a domicilio, per forza bisogna andare in pronto soccorso, è ovvio che vengono intasati. Sarebbe da rivedere il sistema.
Roberta Stefani
13 Maggio 2023 at 7:38
Purtroppo non è un problema da valutare sotto molti aspetti, io ho avuto in esperienza diretta con il “pronto” un mese fa con mia figlia (l’ultima volta che ci ero stata c’era ancora il vecchio ospedale) dal punto di vista del paziente è stato un incubo! La radice del problema secondo me è proprio la sanità territoriale che è completamente inadeguata, se il cittadino potesse rivolgersi serenamente al suo medico di base, questo farebbe da filtro per l’ospedale! Mentre in realtà sono proprio i medici di famiglia che ti consigliano di andarci!