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Pausa Caffè

Mancano i servizi o mancano i turisti?

“Pausa Caffè”, la rubrica settimanale curata da Giorgio Pezzana

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Arriva l’estate e con essa la stagione del turismo, ma nel Biellese di turisti se ne vedono pochi soprattutto perché, nei fine settimana, non vi sono né treni né autobus ed il villeggiante sprovveduto è costretto ad usare i taxi per raggiungere le mete fuori città. E’ una teoria che ormai è diventata un tormentone ricorrente, sul quale però forse mai nessuno si è soffermato abbastanza. Il trasporto pubblico, da queste parti, è sempre stato un mistero irrisolto e continua evidentemente ad esserlo.

Ma davvero pensiamo che se dal prossimo week end entrassero in funzioni treni diretti per Torino e per Milano (e quindi da Torino e da Milano) alla stazione ferroviaria di Biella San Paolo vedremmo scendere orde di turisti? E davvero pensiamo che per smistare queste orde di turisti in tutte le località di richiamo del Biellese, necessiterebbero file di autobus?

Cominciamo dai dati che ci suggerisce la realtà: per quel che riguarda gli autobus, a Biella e nel Biellese, con la chiusura delle scuole, l’Atap riduce il servizio pubblico semplicemente per forte carenza di utenza (il pullman lo prendono soltanto più qualche pensionato e qualche migrante).

E per quel che riguarda i treni, è pur vero che è stata elettrificata la linea ferroviaria, però tra Biella e Santhià continuano a viaggiare soltanto le automotrici che hanno preso il posto delle vecchie littorine, mezzi utilizzati di malavoglia dai pendolari e che ben difficilmente potrebbero risultare attrattivi per i turisti, che comunque dovrebbero cambiare a Santhià.

Dunque, la domanda sorge spontanea: perché disponiamo solo di automotrici e non di treni veri e propri? Perché, nonostante l’elettrificazione della linea (che sa più di contentino che non di un’opera inserita in un vero e proprio contesto progettuale), il numero di viaggiatori, soprattutto nei week end, non giustifica altri mezzi che non siano le vecchie, scomode e lente automotrici? Semplicemente perché nei week end, in assenza dei pendolari, il numero di viaggiatori cala ulteriormente e nessuno si è mai premurato di cercare di capire se, al contrario, disponendo di mezzi diretti e adeguati, questo numero potrebbe risultare più significativo, proprio per quelle motivazioni turistiche che qualcuno adduce.

Insomma, è un gatto che si morde la coda: non ci sono turisti perché non ci sono treni e non ci sono treni perché si presume che non ci siano turisti. In questo dilemma senza uscita ci stiamo dibattendo da anni. Certo, quand’anche ci fossero treni diretti nei week end, occorrerebbe che i potenziali turisti ne fossero a conoscenza. E qui ci avventuriamo su di un altro percorso impervio.

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3 Commenti

1 Commento

  1. Ardmando

    18 Luglio 2024 at 8:19

    La realtà dei fatti è che il trasporto pubblico ha sempre meno interesse, in generale. Nelle grandi città è un necessità per molti, ma non per tutti. Si viaggia in treno per turismo quando si devono percorrere grandi distanze, altrimenti si scelgono quasi sempre mezzi propri. A remare contro Biella e il biellese non c’è solo il fatto oggettivo che è un territorio ancora troppo isolato, c’è il fatto che è un territorio montano. Le cose più belle a livello paesaggistico, artistico e culturale si trovano fuori da Biella, in un territorio vasto, articolato e soprattutto difficile da raggiungere con mezzi che non siano auto e moto. Aggiungi a questo la bassa qualità dei servizi pubblici, i costi in proporzione al servizio ricevuto, la scarsa organizzazione in termini di orari ed eventuali scioperi. Non basta il pullman di pellegrini in visita ai vari santuari per aggiungere peso al turismo biellese. Chi viene nel biellese lo fa per godersi la tranquillità, non certo per ammirare monumenti (tolti appunto i già citati santuari) e quindi a maggior ragione si sposta con mezzi propri per poter godere appieno della massima libertà. Biella cosa offre oltre ad aria buona e tranquillità? Siamo onesti. Biella non è Firenze ma nemmeno Torino o Vercelli (che dal punto di vista puramente architettonico e di storia batte Biella in modo clamoroso, pur non godendo della stessa bellezza di panorama). I turisti dovrebbero venire a vedere via Italia per caso? Ci sono vie principali di paesini minuscoli che sono molto più belle e interessanti di via Italia, che oltre ad essere spoglia è pure brutta.
    Dovrebbero venire a visitare il Piazzo? E per vedere cosa esattamente? 30 metri quadrati di piazza (si fa per dire, lo so che non sono 30 metri quadrati) e sentirsi pure in colpa perchè ai residenti del quartiere “storico” i turisti suscitano odio e ribrezzo? O magari dovrebbero venire a provare il brivido della roulette russa della famigerata “ex funicolare”? Per lo meno quella di un tempo era una vera funicolare e se trattata nel modo giusto poteva essere una attrazione turistica. Per andare sulle giostre, la gente sceglie Gardaland non Biella. O magari dovrebbero venire ad ammirare la meraviglia architettonica della rinnovata “piazza” Vittorio Veneto, magari per domandarsi per quale motivo venga chiamata piazza, visto che non lo è (e non lo è mai stata) per poi soffermarsi a contemplare da una parte i portici del disagio e dell’abbandono e dall’altra i giardini della malavita.
    Quindi è sicuramente un gatto che si morde la coda, ma è solo con la volontà di rendere attrattivo TUTTO il biellese in tanti modi differenti e in tanti periodi dell’anno che si può uscire da questo circolo. E occorre che enti ed istituzioni di tutto il territorio inizino a pensare e agire ora, perchè fra qualche anno Biella e il biellese saranno più vicini alle grandi città con il collegamento alla A26 e per allora sarebbe bello avere già creato l’interesse nei turisti. Ci vuole più marketing, la Provincia e la Regione devono essere gli enti trainanti, occorre valorizzare al massimo quello che c’è in tutto il territorio e creare tante nuove opportunità.

    • Luigi

      18 Luglio 2024 at 23:17

      Purtroppo è la mentalità chiusa del Biellese, che non permette una espansione, sia turistica che lavorativa, ve lo dico con circa 60 anni di esperienza e varie discussioni, sicuramente ci vorranno altre 2 generazioni per cambiare mentalità.

  2. Pier Giovanni Malanotte

    18 Luglio 2024 at 13:02

    Uomini capaci, idee, volontà, valutazioni e decisioni programmate.
    Ma quando ?

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