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Anziani in affanno tra RSA e famiglie

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

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Mentre ci vengono a parlare di riarmo dell’Europa prospettando una spesa di oltre 800 miliardi, che pagheremo tutti, trascurando altri importanti investimenti che sarebbero necessari da tempo, nel Biellese ci si interroga, senza per altro riuscire a trovare grandi risposte, sugli affanni di un comparto che nella nostra provincia investe una percentuale molto elevata della popolazione: quello degli anziani.

E’ di questi giorni la notizia secondo la quale la carenza di personale medico in seno all’Asl, riguarderebbe soprattutto l’area geriatrica. Contemporaneamente, da più parti si levano i lamenti per le rette delle case di riposo (scusate, le RSA, come vengono chiamate da qualche anno le case di riposo). Cifre che sinceramente è difficile spiegare e che in molti casi sfiorano ormai i tremila euro mensili. E’ vero, la casistica delle persone anziane è molto ampia: dagli autosufficienti ai non autosufficienti e, in questo caso, si apre un ventaglio infinito di non autosufficienze; poi c’è chi riesce a pagarsi un posto in casa di riposo con la propria pensione ed i propri risparmi, chi non ce la può fare senza l’aiuto della famiglia, chi invece necessita delle integrazioni previste dalle istituzioni.

Ma che cosa potrà mai giustificare una retta da tremila euro? Si consideri che buona parte del personale che lavora nelle RSA si ritiene sottopagato, il che lascia ad intendere che neppure rette ormai stellari riescono a coprire le spese sanitarie, di personale, di riscaldamento e cibo. Non è un caso che diverse famiglie abbiano ormai da tempo deciso di rinunciare al supporto delle RSA per i loro cari, preferendo tenersi gli anziani in casa, talvolta anche quelli in condizioni di salute più precarie. Per farlo c’è chi si affida a badanti spesso improvvisate (e in nero), oppure rinuncia al lavoro per poter assistere il genitore infermo. Scelte che certamente possono essere considerate positive ed anche auspicabili dal punto di vista affettivo, ma che lo sono nella misura in cui l’assistenza che si riesce a garantire al congiunto anziano possa considerarsi adeguata, soprattutto dal punto di vista sanitario e dignitosa per quel che riguarda il decoro della persona.

L’obiettivo delle RSA doveva e dovrebbe essere proprio questo: dare assistenza sanitaria ed una decorosa collocazione alle persone anziane, soprattutto a quelle che per svariate ragioni non potrebbero essere seguite in casa. Ma ora sembra che questi principi siano venuti meno, il che non è soltanto grave, ma è indegno in un Paese progredito e civile.

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1 Commento

1 Commento

  1. Luigi

    13 Marzo 2025 at 21:54

    Le RSA sono a gestione private, sicuramente fanno a capo, a dei filibustieri, personaggi che abbiamo visto in altri settori, ovviamente distrutti, perché non potevano aumentare i prezzi, ma solo sfruttare i dipendenti.

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