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Alpini guerrafondai? Ricordate Moggio Udinese

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

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Dunque, a quelli di Rifondazione Comunista (gli unici veri comunisti rimasti, con quelli del partito marxista-leninista, autentiche rarità che dovrebbero rientrare in un progetto di protezione del Wwf, come i panda) la prossima Adunata nazionale degli Alpini a Biella, non piace. Secondo loro, dietro a questo evento si nasconderebbe “una propaganda militarista, guerrafondaia e patriarcale”.

A lorsignori io, che alpino non sono, rispondo con il nome di una località e spiego il perché: Moggio Udinese. Quel piccolo paese friulano, dopo il disastroso sisma del 1976 che devastò la regione Friuli Venezia Giulia, deve la sua rinascita all’incrollabile volontà dei suoi abitanti e all’instancabile lavoro degli alpini della sezione Ana di Biella. Un lavoro, quello delle “penne nere”, protrattosi per anni dopo la tragedia: aiuti immediati, sentimenti di amicizia che via via andavano crescendo, casette di legno portate da Biella sino a Moggio per sostituire le malsane tende da campo. E come a Moggio operò la sezione Ana di Biella, in molti altri comuni del devastato Friuli operarono molte altre sezioni alpine di tutt’Italia. So bene quale e quanta devastazione provocò il sisma. E quanta disperazione tra la gente, quanta paura. Ho vissuto tutto in prima persona, dal maggio 1976 all’aprile 1977, bersagliere della Divisione Ariete presso la caserma Zappalà di Aviano.

Vedete, amici di Rifondazione, in quel periodo, tra gli alpini e i ragazzi di tutti gli altri Corpi militari (all’epoca la leva era ancora obbligatoria e non mi sento militarista dicendo per fortuna), non ho mai percepito l’esaltazione del militarismo, né il desiderio di fare la guerra e, ancor meno, un atteggiamento patriarcale. Ho visto invece con i miei occhi tanti slanci di generosità, tanto desiderio di aiutare, tanta voglia di lavorare per cercare, in qualche modo, di attenuare la sofferenza di quella gente. Sia da parte dei militari in armi, sia da parte dei soccorritori, alpini e non, provenienti da ogni dove.

L’Adunata nazionale degli Alpini è un evento che rinsalda questi valori, che riporta alla memoria tanti episodi di umana solidarietà, che fa rincontrare persone che hanno condiviso momenti difficili, di ansia e di fatica, ma anche di fratellanza. Non ha senso mettere in campo slogan ideologici, usando come pretesto il testo di un inno scritto per l’occasione, per snaturare le caratteristiche di un evento che riunisce persone che ancora trovano un significato nel tricolore della nostra bandiera e che sanno onorare una divisa.

A proposito, visto quella cabarettista dell’Unione Europea che ha presentato il kit di primo intervento contro la guerra? Tra non molto gli zainetti saranno pronti. Stanno decidendo se farli distribuire dall’Esercito o dal clown Clodomiro con la banda musicale.

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    10 Aprile 2025 at 17:56

    Sono assolutamente a favore di Esercito e militarizzazione. L’Europa si deve difendere da sola non può contare su altri. E’ ora di finirla con la cosa di essere una succursale degli USA. Abbiamo il meglio della tecnologia e della ricerca in Italia e con Regno Unito e Germania produciamo il meglio degli armamenti. Abbiamo la migliore Marina Militare nel Mediterraneo. Chi è contro questa cosa? Gli amici di Putin e chi sodalizza con gli Stati canaglia e con i flussi di immigrati colonizzatori. Ho detto tutto.

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