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Viva gli Alpini! E dopo?
Il commento di Paolo La Bua

Gli alpini sono ormai alle porte, almeno sul calendario. Manca infatti meno di un mese all’invasione delle penne nere tanto attesa. La città pare pronta, tra curiosità e tricolori. Piccoli problemi potranno registrarsi ma, a naso, il successo travolgerà scettici e diffidenti. Il punto, però, ci pare un altro. E cioè: basteranno gli alpini a salvare la città e il territorio, in crisi economica e sociale da decenni?
Dando per acquisiti i venti milioni di euro, a spanne, che il Biellese dovrebbe vedersi piovere sulla testa per le trecentomila penne nere sotto il Mucrone, cosa succederà dopo? I grandi eventi, ed il raduno nazionale degli Alpini lo è alla massima potenza, non hanno mai salvato un territorio in declino. Torino e dintorni per fare un esempio vicino, hanno avuto le Olimpiadi invernali del 2006, ma non hanno certo invertito la crisi industriale legata alle auto della Fiat prima e di Stellantis poi. Questo non per sminuire un evento storico e meritato dalla città e dagli alpini locali, ma per riflettere sulla realtà della nostra provincia, il giorno dopo la più grande festa di popolo mai vista a casa nostra. Più grande del Giro d’Italia o di altri mega eventi sportivi ospitati dalle nostre parti.
La nostra fotografia resta inchiodata, infatti, da tempo, ad un luogo che perde abitanti, lavoratori, aziende, giovani. Che ha ricevuto tantissimi milioni di euro dall’Unione Europea, senza che in nulla cambiasse lo stato di salute di tutti noi. Abbiamo qualche scuola nuova, con però sempre meno studenti dentro. Restiamo ostinatamente un distretto senza un’alternativa al tessile, le cui eccellenze resistono, ma che danno sempre meno posti di lavoro veri e non buoni solo per le statistiche.
Dando per scontato che bar, ristoranti, negozi e affittacamere incasseranno in una settimana quanto introitato in un anno di lavoro, cosa muterà per il Biellese il 12 maggio? Non ci sveglieremo, forse, dopo la luna di miele alpina, senza la funivia di Oropa, privi di un collegamento stradale decente e con treni che torneranno ad essere pochi e sistematicamente in ritardo?
Riassumendo il concetto: gli alpini hanno lavorato a questo evento da anni. Hanno portato a casa il risultato, per il quale dobbiamo essere tutti grati in anticipo. La loro parte l’hanno fatta e, come sempre, alla grande, mancando il miracolo dei santi ma centrando l’obiettivo dell’impossibile.
La sfida però resta aperta e tutta da giocare per la classe politica e dirigente del territorio, che non ha ancora trovato una strada per uscire dalla crisi strutturale che ha bruciato le ricchezze e le speranze di generazioni di biellesi, sempre più vecchi e sconsolati. Viva gli alpini.
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Luigi
19 Aprile 2025 at 13:46
Concordo che dopo l’adunata ritorniamo Ai soliti ritornelli, (sperando che vada tutto bene nei giorni dell’adunata), conosco Il territorio e le mentalità, da oltre 60 anni. Potrei dare risposte certe, sia sul mondo inprenditoriale che politico. Auguri di Buona Pasqua e un ottima riuscita di adunata a tutti.
Ardmando
19 Aprile 2025 at 15:02
Polemiche, polemiche, polemiche e noia. Yaaaawn!