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Biella

Lei non sa chi sono io: Fratelli Carlo e Nello Rosselli

La rubrica con cui Edoardo Tagliani racconta i titolari della vie cittadine

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rubrica tagliani

Carlo (Roma, 16 Novembre 1989), ufficiale degli alpini, ferito al fronte del primo conflitto mondiale, professore universitario. Nello (Roma, 29 novembre 1900), allievo a Firenze di Gaetano Salvemini, storico e docente universitario. Il primo orientato verso idee socialiste, il secondo simpatizzante liberale, vicino a Giovanni Amendola.

Intrecciati in vita e, drammaticamente, in morte.

Pur se la città ha dedicato loro una delle sue arterie più importanti, c’è da credere che non proprio tutti i Biellesi conoscano la storia dei Fratelli Rosselli.

Furono, ancora giovanissimi, interventisti convinti rispetto alla Grande Guerra. Poi entrambi cominciarono l’attività politica attiva tra nel 1917, un’attività che quasi immediatamente dopo (dal 1925 in poi) venne osteggiata e censurata dal nascente regime fascista. Tra mille traversie in Italia e all’estero, i fratelli Rosselli non smisero mai di combattere il Duce, collaborando con personaggi del calibro di Gaetano Salvemini, Pietro Calamandrei, Ferruccio Parri e Sandro Pertini.

Tra le tante vicende, Nello venne arrestato due volte e due volte e confinato a Ustica e Ponza (1927 e 1929). Solo nel 1937 riuscì ad ottenere un passaporto per raggiungere Carlo, già nascosto in Francia, cosa che a molti apparve sospetta: forse il regime aveva rilasciato il documento solo per farsi condurre sino al fratello.

Anche Carlo passò diversi anni tra carcere (Como, 1927) e confino (Lipari 1928), dal quale evase nel 1929 assieme a Francesco Nitti ed Emilio Lusso. Raggiunse la Tunisia e, da lì, Parigi, dove assieme ad altri fondò il gruppo “Giustizia e Libertà”. Nel 1936 combatté in Spagna per contrastare i franchisti, portando al fronte 150 italiani arruolati in Francia.

I due fratelli si ritrovarono, infine, nel piccolo centro termale di Bagnole-de-l’Orne. Lì furono trovati e uccisi (“galeotto” fu davvero il passaporto?) dai miliziani della “Caguole”, una milizia di estrema destra, forse su mandato di Galeazzo Ciano.

Seppelliti nel cimitero monumentale di Père Lachaise nel 1951 la famiglia fece trasferire le salme a Trespiano, vicino a Firenze. Una lapide li ricorda anche nel Sacrario di Giustizia e Libertà. Il testo lo vergò un ormai anziano Salvemini: “Giustizia e Libertà. Per questo morirono e per questo vivono”.

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