BiellaLa Biella che piaceVa
Via uno sotto l’altro
L’ultima rubrica della pagina satirica La Biella che piaceVa

Finita l’Adunata degli Alpini, Biella non ha nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che già si parla di Giro d’Italia. Neanche il tempo di raccogliere le ultime piume cadute per strada, sistemare le vetrine addobbate con bandiere tricolori e smaltire la sbornia di cori, grappe e strette di mano, che arrivano i ciclisti, le transenne e i divieti di sosta a tempo record. Ma non è finita qui, perché in mezzo a tutto questo fermento c’è anche la fiera, come se fosse del tutto normale incastrare tre eventi di questa portata uno dietro l’altro, senza soluzione di continuità.
È un po’ come se Biella fosse entrata in modalità “festival permanente”, con il Comune che ormai pianifica gli eventi con lo stesso spirito con cui si organizza un matrimonio al sud: tanto poi si sistema tutto.
E così, via con i lavori last minute, i finti rattoppi sulle strade, le panchine riverniciate solo dove batte il sole e gli operai che spariscono nel nulla il giorno dopo l’inaugurazione.
La città è un cantiere, un palco, un circuito e una bancarella tutto insieme. Gli Alpini lasciano in eredità entusiasmo, polemiche e chili di salamelle, cori discutibili, il Giro porta la sua ventata di rosa, biciclette e cronotabelle, mentre la fiera rimane lì, con i suoi gonfiabili, le friggitorie mobili e la sensazione che, alla fine, l’unico vero miracolo sia che tutto questo succeda davvero. E che a Biella, tra una buca sistemata di fretta e un evento che ne cancella un altro, ci si riesca ancora a lamentare. Ma con stile e l’immancabile pioggia.
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