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BiellaIl Dardo

Non sarà un’altra targa a rendergli giustizia

La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere

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Un’interrogazione del gruppo consigliare Buongiorno Biella ha riportato all’attenzione la triste storia della morte di Augusto Festa Bianchet, noto clochard di Biella, massacrato a morte la notte del 23 febbraio del 2002. Il Sindaco ha risposto con tutta una serie di iniziative previste per rendere la nuova Piazza Vittorio più luminosa e accogliente, e che verrà posata un’altra targa a ricordo del senzatetto.

Dico un’altra perché sotto i portici della piazza in questione ce n’è già una, dal lontano 2007, un po’ sbiadita dal tempo, che ricorda quell’omicidio brutale e senza colpevoli: come tutti ricordiamo, gli autori del pestaggio che ha portato alla morte di Augusto non sono mai stati trovati.

Per la verità ci fu una condanna a 10 anni per concorso e tanti interrogativi che affondano nella notte di quel lontano febbraio del 2002: tutti lo conoscevamo, l’Augusto, il mite “barbone della Standa” perché era lì che dormiva, vivendo di espedienti, spesso ubriaco, spesso arrabbiato col mondo, spesso a chiedere sigarette ai passanti e a scambiare due chiacchiere con gli studenti che aspettavano l’autobus. Sotto quei portici un violento pestaggio senza testimoni gli costò la vita. Qualcuno fece una chiamata anonima al 118, dalla cabina telefonica che sta di fronte ai Giardini, ma non fu registrata per un disguido dell’impianto del 118 e l’autore di quella telefonata non fu mai rintracciato. Augusto venne portato al Pronto Soccorso, dove era “di casa”, all’inizio le sue condizioni non destarono preoccupazione, i sanitari erano abituati a vederlo malconcio e bollato per la dura vita “all’aperto” che faceva, tra gli screzi con gli sbandati della notte, l’alcool e il freddo.

E così, sulle prime, non furono avvertite le forze dell’ordine. La polizia venne chiamata solo la domenica sera. Interrogare Augusto era impossibile perché ormai era in coma e trovare testimoni era difficile. A nulla servirono gli appelli alla popolazione per trovare la persona che aveva fatto la chiamata al 118 e per capire se qualcuno avesse visto qualcosa. La scena del crimine, dopo 24 ore, era ormai contaminata. Però la pressione dell’opinione pubblica era forte e le indagini proseguirono abbastanza velocemente, individuarono alcuni sospetti, in particolare uno che poi risulterà l’unico condannato in questa vicenda, l’unico ad aver confessato, che raccontò anche di aver visto due persone aggredire Augusto. Ma la sua testimonianza fu inutile perché morì prima del processo. Raccontò di essere stato presente al pestaggio e di aver incitato i responsabili a colpire più volte Augusto. I due sospettati vennero arrestati dopo un anno di indagini. Gli indizi non erano solidi e il castello accusatorio crollò durante il processo in corte d’Assise a Novara nell’estate del 2006: nessun colpevole per la morte di Augusto e la Procura non ricorse in appello contro l’assoluzione per quel delitto che resterà irrisolto.

Tutto questo per ricordare ai più giovani cosa capitò nella borghese città di Biella, dove abita gente per bene. Non sarà una targa più lucida o più bella a rendergli giustizia.

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2 Commenti

1 Commento

  1. Simone

    4 Febbraio 2025 at 6:52

    Una statua sarebbe più impattante di una targa e chissà forse più utile per risvegliare coscienze assopite.

    • Emerson

      4 Febbraio 2025 at 11:09

      Si sa’ benissimo chi sono gli assassini del povero Augusto, tutti lo sanno , ma sono riusciti a farla franca dentro ai tribunali per mancanza di prove, ma il gruppetto di giovani ragazzi, di un famigerato quartiere di biella consono a fare bullismo in ogni posto e situazione, dalle discoteche alla fiera, nelle scuole, in via Italia ecc ecc,che sono stati sempre una piaga nella nostra società biellese di quei anni, non avranno neppure il rimorso nella loro coscienza, in quanto sono peggio delle bestie.Speriamo solo al karma.

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