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Il Dardo

La triste storia infinita dell’ascensore inclinato

Ecco “Il Dardo”, la rubrica settimana curata da Guido Dellarovere

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L’occhieppese di adozione, ora trevigiana per amore, Silvia Gilardi, nel lontano 2017, promosse una petizione e si battè come una leonessa, insieme ad un nutrito gruppo di biellesi (definiti “manipolo di nostalgici” da alcune testate locali dell’epoca) per fermare la scriteriata scelta di trasformare la storica funicolare del Piazzo in uno sgradevole ascensore inclinato, progetto poi, purtroppo approvato tra l’indifferenza della maggioranza della popolazione e realizzato malissimo.

Gli esperti politologi biellesi dissero che uno dei motivi per cui il sindaco mancino Cavicchioli dovette traslocare da Palazzo Oropa fu anche a causa di quella scelta.

Appena insediatasi la nuova amministrazione padana, il buon Claudio da Cossato sventolò ai quattro venti che quei problemi sarebbero stati risolti velocemente e spendendo poco, portando il servizio del nuovo ascensore inclinato a livelli eccelsi. Nonostante le promesse, probabilmente un po’ troppo frettolose, lo stato dell’opera è davanti ai nostri occhi ogni giorno e, pertanto, non avendo l’abitudine di sparare sulla Croce Rossa, è inutile commentare ulteriormente.

Ora che anche Corradino ha traslocato dallo scranno più alto di Palazzo Oropa, lasciando in eredità il costosissimo catorcio al nuovo sindaco Olivero, tocca a quest’ultimo “pelare la patata meccanica”.

La triste storia dell’ex funicolare è il classico esempio di mala gestione del patrimonio pubblico, il frutto di scelte fatte senza valutare attentamente tutte le fasi del processo di realizzazione dell’opera, a partire dall’attento esame dello studio preventivo. Da alcuni anni il malfunzionamento dell’ascensore inclinato ha portato a intraprendere cause civili nei confronti delle aziende costruttrici e dei professionisti che hanno partorito l’aborto meccanico e, coi tempi della giustizia italiana, chissà quando vedremo la fine di questi processi. Processi che, anche nel caso portassero, prima o poi, a una vittoria giuridica da parte dell’Ente e ad un eventuale condanna di risarcimento dei danni, non è detto che quel giorno le aziende coinvolte esisteranno ancora. In questo caso Biella si ritroverebbe “cornuta e mazziata”, col danno economico, il danno fatto subire per anni alla cittadinanza e, come se non bastasse , il danno d’immagine della Città di Biella che, prima che Cavicchioli ci mettesse le mani, era titolare di uno storico impianto di risalita e non il “ferro vecchio” su cui si deve sempre intervenire perché è costantemente oggetto di malfunzionamento ed eccessivo rumore quando non è fermo per i controlli tecnici.

Certi errori del passato non sono risolvibili con un colpo di spugna.

Come sarebbe bello se si potesse riprogettare completamente l’opera tornando alle origini, in chiave moderna e rispettando le nuove normative ma senza stravolgerne l’essenza e rispettandone la tradizione, esaltandola magari. La realtà, purtroppo, è che tutto questo non è fattibile, servirebbero tanti, troppi soldi che l’Ente non ha e non potrebbe comunque spendere prima della conclusione delle cause in corso.

Coraggio, Sindaco Olivero, dai tu una svolta definitiva, dimostra che la tua amministrazione è migliore e degna dei cittadini biellesi: impegnati a riportare quel gioiello ai fasti degli anni scorsi, prova a sollecitare i tanti imprenditori che hanno i mezzi economici e che hanno a cuore il bene della Città e insieme trovate le risorse per voltare pagina e restituire, prima dei lunghi tempi della giustizia, la funicolare ai biellesi. Un po’ come quando venne fatta la raccolta fondi popolare per la cabinovia del Camino (ahimè anche questa oggi ferma), se ci saranno quei biellesi, non sempre generosissimi, a mettere mano al portafoglio dando anche un segnale simbolico d’affezione all’iniziativa, un giorno potremo dire che Biella e i Biellesi hanno saputo dare un segnale concreto e hanno restituito alla Città quella parte di storia che è tanto cara a tutti noi. Il mio è un sogno, ma sognare si può e, a volte, i sogni si avverano.

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2 Commenti

1 Commento

  1. Ardmando

    21 Ottobre 2024 at 18:07

    Occorre ripristinare il vecchio impianto a fune. E’ PIENO di aziende che si occupano di impianti a fune e la tecnologia in Italia non manca, manca solo la volontà di fare bene le cose, senza favorire questo o quello per amore dello scambio di favori o di bustarelle (e chiaramente l’adozione dell’impianto ad ascensori inclinati è frutto di una o l’altra scelta). Ripristinare le storiche cabine in stile “retrò” che hanno caratterizzato l’impianto prima della scellerata scelta della giunta Cavicchioli e puntare sull’attrattiva e sul turismo a cui fa da complemento la recettività, che in città non è poi così male.

  2. Soniaganz684@gmail.com

    21 Ottobre 2024 at 19:41

    ringraziate che a biella i ricchi e i potenti che combinano disastri costosi la legge non c’e’…

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