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Tragedia del Vajont, le foto di Sergio Fighera in un libro

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Era una sera come tante quella del 9 ottobre del 1963 nella valle del Vajont. Tutto d’un tratto alle 22.39 un grosso boato, milioni di metri cubi di roccia (circa 270) staccati dal Monte Toc finirono nella diga provocando un onda di piena che superò i 250 metri d’altezza, poi, il silenzio, quello del terrore.

In pochi minuti Longarone, un piccolo paese della provincia di Belluno e le frazioni limitrofe furono spazzati via: 1917 le vittime.

Il fotografo biellese sul luogo della tragedia

Nei giorni a seguire tra centinaia di giornalisti, operatori televisivi e fotografi c’era anche un obbiettivo che parlava biellese: quello del fotografo Sergio Fighera. Partorì migliaia di scatti, uno più agghiacciante dell’altro, immagini che diedero ai lettori dei giornali un quadro drammatico di tutto ciò che era accaduto.

Un libro con le sue fotografie, 56 anni dopo

Da allora sono trascorsi 56 anni, e quelle fotografie tornano d’attualità grazie ad un libro, nato dall’idea di Giovanni De Lorenzi in collaborazione con Renato Migotti, presidente dell’Associazione “Vajont, il futuro memoria” e Sonia Bortoluzzi, presidente del museo, dov’è custodita anche la macchina fotografica di Sergio Fighera, quella utilizzata in quei drammatici giorni.
A far da tramite tra Sergio e l’associazione è un giovane biellese, Simone Zanella: «Sono stato nei giorni scorsi nella Valle del Vajont. E’ sempre una grande emozione. Il libro verrà stampato a breve. Sergio, aveva realizzato un servizio eccellente. Mi sono fatto carico di questo progetto perché il lavoro del nostro fotografo fosse ulteriormente valorizzato».

Mauro Pollotti

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