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La nascita della parrocchia del Villaggio Lamarmora

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Il primo simbolico atto che avvierà la vita autonoma futura del Villaggio Lamarmora avvenne il 23 ottobre del 1955 quando nel luogo ove sorgerà la chiesa venne piantata una Croce

Il 2 ottobre 1960 gli abitanti del Villaggio Lamarmora, radunatisi presso la chiesa ancora in costruzione, salutarono la nascita dell’omonima parrocchia affidata a don Piero Gibello: «Sono presenti le più alte autorità della Provincia e città perché si tratta di un avvenimento eccezionale, ma soprattutto è presente il popolo cristiano che incomincia ad avere un punto di riferimento ed inizia a ritrovarsi attorno a qualcosa di simbolico e concreto allo stesso tempo: la sua chiesa» (“Villaggio Lamarmora: 25 anni dalla fondazione della parrocchia”, Tipolitografia Novagraf, Biella 1985). Arrivava così a compimento la penultima tappa di un percorso iniziato quasi vent’anni prima.
Correva infatti il marzo 1942 quando don Antonio Ferraris, all’epoca direttore spirituale del Seminario di Biella, diede incarico al chierico Giovanni Debernardi, futuro parroco di Sala, di «assaggiare il terreno» alle Case Popolari di via per Ponderano (così si chiamava allora il Villaggio): «[…] una domenica pomeriggio, armato di entusiasmo, di caramelle, medaglie e immagini e di un magnifico pallone, mi presentai alle Case Popolari. L’incontro avvenne con due ragazzini […] Chiesi loro se volessero fare una partita e così dopo mezz’ora tutti i ragazzini delle Popolari erano presenti. In seguito accostai qualche donna, offrii caramelle e medaglie, chiesi se avrebbero avuto piacere di una Messa alla domenica. Dopo un’ora tutta la brava gente di questo borgo era presente. Conoscenze, entusiasmo e così la domenica dopo si diceva già la Messa all’aperto» (“Villaggio Lamarmora: 25 anni dalla fondazione della parrocchia”).
In estate arrivò la decisione dell’Ufficio Catechistico di realizzare una minuscola chiesa su un terreno dato in concessione dal Comune: «Con mezzi di fortuna – ricordò in seguito don Ferraris – legno e lastre di populit (si era già nei primi mesi della guerra), nacque la piccola chiesa […] Vi fu posta all’interno la statua della Madonna della Pace e accanto ad essa le madri e le donne del Villaggio affissero un grande quadro con tutte le foto dei loro ragazzi lontani» (”il Biellese”, 29.05.1956). L’inaugurazione avvenne il 20 settembre 1942; due anni dopo il servizio religioso della cappella, fino a quel momento curato dallo stesso don Ferraris, fu affidato ai sacerdoti della parrocchia del Vernato.

La rapida crescita del quartiere (i circa cinquecento abitanti degli anni Quaranta erano ormai raddoppiati alla fine del 1955) ripropose la necessità di adeguare anche le strutture religiose, e in particolare di provvedere alla realizzazione di una nuova chiesa che andasse a sostituire la piccola cappella eretta nel 1942. L’occasione per mostrare al pubblico il progetto curato dall’architetto Alessandro Trompetto si presentò durante la Settimana Liturgica Diocesana che ebbe luogo a Biella alla fine di ottobre del 1955: «Il primo simbolico atto che avvierà la vita autonoma futura del Villaggio Lamarmora – scrisse a tal proposito “il Biellese” sul numero del 14 ottobre 1955 – avverrà il 23 ottobre quando nel luogo ove sorgerà la chiesa sarà piantata una Croce. Il terreno è al centro del grande trapezio che segna i confini del villaggio; la posa della croce prelude alla costruzione della chiesa di cui è già terminato il progetto […] Essa costituisce, per la piccola città che nasce, il primo riconoscimento della sua importanza presente e del suo sviluppo avvenire».
La Settimana Liturgica si aprì così, domenica 23 ottobre 1955, con la posa al Villaggio Lamarmora della grande croce in legno di castagno: «Un simbolico rito di fede – che si è ricongiunto con le indimenticate giornata del 1949 quando la Sacra Statua della Madonna d’Oropa ha percorso le contrade di tutto il Biellese – ha richiamato al Villaggio Lamarmora migliaia di fedeli stretti intorno al Pastore della Diocesi. È stata posata, domenica, la Croce sul luogo in cui dovrà sorgere l’altare maggiore del nuovo tempio dedicato alla Memoria Pellegrina» (“il Biellese”, 25.10.1955).

La versione integrale dell'articolo è pubblicata sulla Nuova Provincia di Biella in edicola oggi.

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