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Gualino, l’imprenditore biellese che donò la Venere di Botticelli

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La Venere  di Botticelli fu donata dall’illustre biellese Riccardo Gualino alla Galleria Sabauda di Torino nel 1930. Gualino (Biella, 1879 – Firenze, 1964) è stato un imprenditore, mecenate e collezionista. Fu un finanziere e industriale attivo sui mercati internazionali, uno dei maggiori dei suoi tempi, collezionista e importante committente di architettura moderna, mecenate attivo in campo teatrale e musicale e produttore cinematografico.

La Venere  di Botticelli fu donata dall’illustre biellese Riccardo Gualino, grande imprenditore, finanziere e raffinato collezionista, alla Galleria Sabauda di Torino nel 1930.

Gualino (Biella, 1879 – Firenze, 1964) è stato un imprenditore, mecenate e collezionista. Fu un finanziere e industriale attivo sui mercati internazionali, uno dei maggiori dei suoi tempi, collezionista e importante committente di architettura moderna, mecenate attivo in campo teatrale e musicale e produttore cinematografico. Proveniente da famiglia biellese di imprenditori orafi, si dedicò al commercio dei legnami rifornendosi con imprese di disboscamento in Romania e costituì, sempre in campo edilizio, l’Unione Italiana Cementi a Casale Monferrato assieme a Werner Abegg.

Noleggiò e costruì flotte di navi per il trasporto del carbone dagli Stati Uniti, fondando a Torino la SNIA (Società di Navigazione Italo Americana) che poi trasformò in Snia-Viscosa creando in Italia grandi stabilimenti per la produzione difilati artificiali.

Ebbe un ruolo importante anche nella Fiat, di cui fu anche vicepresidente (nel momento in cui Agnelli fu vicepresidente della Snia-Viscosa). Nel 1920, quando la Fiat subisce il tentativo di acquisizione ostile da parte dei F.lli Perrone di Genova, che controllavano l’Ansaldo (siderugia) si schiera a fianco di Giovanni Agnelli condividendo con lui il pacchetto di controllo.

Creò altre imprese nel campo della chimica (Rumianca), dell’industria del cioccolato (Venchi Unica) e cinematografica (Lux Film), ed anche nell’attività bancaria e finanziaria, la Banca Agricola Italiana, poi confluita nell’Istituto San Paolo di Torino.

Fu anche, assieme alla moglie Cesarina, un grande mecenate e amante delle arti, amico del critico d’arte Lionello Venturi, che coinvolse in molte attività, e sostenitore di molti artisti, tra i quali il pittore Felice Casorati. Raccolse un’importante collezione di arte antica, con i consigli del famoso critico, che passò poi alla Galleria Sabauda di Torino. Importanti sono le dimore da lui fatte edificare: il Castello di Cereseto nel Monferrato, opera dell’Ingegnere Vittorio Tornielli e Villa Gualino, sulla collina di Torino, commissionata agli architetti romani Busiri Vici oltre ai Castelli Gualino a Sestri Levante, sempre ad opera degli stessi architetti.

A partire dal 1925 si occupò anche di teatro con apprezzabile successo. Nel 1925 Gualino acquistò lo Scribe e, a seguito di un attento restauro coadiuvato dal critico d’arte Lionello Venturi, lo inaugurò il 26 novembre dello stesso anno, rinominandolo Teatro di Torino.

La crisi del 1929 trovò Riccardo Gualino eccessivamente esposto in speculazioni finanziarie. Avverso al fascismo, non fu aiutato dal governo a superare il crollo del suo impero finanziario ed industriale e fu inviato al confino a Lipari, nel 1931, e l’anno successivo a Cava de’ Tirreni con l’accusa di bancarotta fraudolenta.

Colpito dall’interdizione a esercitare cariche amministrative, esercitò ugualmente il controllo della Rumianca e della Lux Film con Mario Palombi Procuratore, fondata in Francia. Futuri grandi produttori come Carlo Ponti, Dino De Laurentiis e Luigi Rovere considerarono Riccardo Gualino come il loro maestro.

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