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Biella

Da Parigi a Pettinengo per vedere “La Madre dell’Ucciso”

L’incontro di due grandi artisti, Maria Teresa Bertina e Francesco Ciusa, è avvenuto domenica scorsa, nella sala del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo.

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BIELLA – L’incontro fortuito di due grandi artisti internazionali, appartenenti a epoche diverse, Maria Teresa Bertina e Francesco Ciusa (1883 -1949) è avvenuto domenica scorsa, nella sala del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo.

Il 29 agosto, infatti, tra i numerosi visitatori del piccolo ecomuseo c’era anche una coppia di Parigini, guidati “per caso” fino all’ingresso dalle gigantografie della mostra “Biellesi con la valigia – fratelli tutti”.

I 44 pannelli a tema migratorio, fissati ai muri di contenimento demaniali, formano infatti un percorso che, partendo dalla sede degli altri due ecomusei di Pettinengo, quello degli acquasantini e quello dell’infanzia, conducono appunto al piccolo museo curato dal Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, aderente alla FASI, Federazione Associazioni Sarde in Italia.

I due visitatori, dopo un primo momento di doppio stupore, dettato dal fatto di trovare un museo dedicato alle migrazioni proprio nel loro paese di origine e per di più curato dai Sardi, hanno poi seguito con crescente interesse la visita guidata condotta dall’operatore della Rete Museale Biellese di turno, ammirando in particolare la stupenda copia in marmo della statua di Francesco Ciusa, «La Madre dell’ucciso», custodita nel museo sin dalla sua inaugurazione nell’aprile del 2017.

Il motivo di tanto interesse si è poi reso evidente quando la donna ha rivelato alla guida di essere anch’essa un’artista. Si trattava infatti di Maria Teresa Bertina, scultrice franco-portoghese, moglie di Pierre Louis Bertina, originario di Pettinengo da parte di madre. Nel 2019 Bertina aveva esposto alcune sue opere proprio a Pettinengo, a villa Piazzo, in un allestimento curato da Pace Futuro, dal titolo «Paesaggi interiori».

L’artista ha studiato storia dell’arte a Parigi, per poi entrare nell’atelier «Nicolas Poussin» (lo stesso in cui ha lavorato anche Picasso). I suoi lavori hanno un’impronta decisamente “parigina” con elementi tratti dal Fauvismo per i colori, dall’Espressionismo e dal Simbolismo per lo stile figurativo.

I temi delle sue opere sono principalmente legati all’uomo, alla natura e al mondo animale. «Tutti fanno parte dello stesso mondo – commenta l’artista – dello stesso ecosistema. La vita dell’uno dipende dal rispetto di quella dell’altro. Ognuno è obbligato a fare domande all’altro e quindi i campi lessicali si uniscono».

«I suoi lavori di scultura, pittura e incisione – scrive la giornalista del quotidiano La Stampa, Simona Romagnoli – intrecciano sensazioni ed emozioni provate ogni giorno e sembrano dialogare tra loro: l’esultanza cromatica dei dipinti è controbilanciata dalla sobrietà delle incisioni e dalla forza dei bronzi».

Il “dialogo” tra le opere di Bertina si riflette nello sguardo muto che sembrano scambiarsi la statua di Ciusa e la poliedrica artista in visita al Museo, luogo d’incontro per eccellenza.

Il marito di Maria Teresa, Pierre Louis Bertina, dal canto suo, si è mostrato molto interessato alle storie di migrazione che il Museo racconta, sottolineando le sue richieste di approfondimenti con qualche frase in piemontese, sua lingua materna.

Sì, perché Pierre Louis è un altro migrante illustre, ha ancora la casa di famiglia a Vaglio Pettinengo dove viene spesso, soprattutto d’estate, e coglie l’occasione per parlare piemontese. Sua madre, Lidia Botto Steglia, era originaria di Biella, emigrata in Francia a inizio Novecento. Ingegnere elettronico e meccanico, nella sua carriera ha ricoperto numerosi incarichi sia in Francia che all’estero, fino a diventare nel 2010 presidente e amministratore delegato di Alstom Ferroviaria in Italia. Nel 2018 all’Ambasciata di Francia a Roma, a Palazzo Farnese, è stato insignito della Legion d’onore, la più alta onorificenza conferita della Repubblica Francese.

Prima di lasciare il Museo l’ingegnere ha salutato i presenti, la guida Riccardo Pozzo e il presidente di Su Nuraghe, Battista Saiu, con un’ultima, significativa, frase in piemontese: «soma tuch migrànt ad la val ad Petnengh».

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