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Economia

Il commercio al dettaglio sopravviverà all’emergenza?

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Domanda da un milione di euro: dopo le tante batoste del passato, il commercio al dettaglio cittadino riuscirà a sopravvivere al coronavirus? Dall’osservatorio privilegiato rappresentato dall’amministrazione comunale e dalle associazioni di categoria la risposta è contraddittoria. In comune prevale il pessimismo, nell’associazionismo si spera nell’orgoglio e nella voglia di lottare dei singoli, ovviamente con il supporto di azioni concrete, da parte delle istituzioni pubbliche.

«Ricevo quasi cento telefonate al giorno, con le richieste più disparate. Ascolto tutti, cerco soluzioni e provo ad immaginare scenari, ma il quadro è davvero fosco per commercianti e famiglie – spiega l’assessore comunale, Barbara Greggio -. Ad oggi in comune sono state depositate quattro richieste di chiusura di attività commerciali. Tre sono legate all’abbigliamento ed una alla ristorazione. Il mio augurio è che ci possano ripensare, anche all’ultimo momento, perché di fatto la loro è una semplice comunicazione. Nell’aria comunque ce ne sono di più. Il punto però è un altro: molti potrebbero non aprire l’attività il prossimo primo giugno. Il calcolo è infatti presto fatto: aprire l’attività per avere le spese al cento per cento ma gli incassi, ad un terzo o anche meno, non conviene a nessuno. Non è sostenibile. E allora l’ipotesi che tante persone mi prospettano è quella di aprire l’attività, soprattutto nella ristorazione, solo ad emergenza sanitaria conclusa… Una situazione preoccupante. Io sono vicina alle imprese ed alle famiglie. Come comune faremo di tutto per aiutarli».

Meno tragico è il giudizio del presidente Ascom, Mario Novaretti: «Nelle fase iniziali il pessimismo era dominante, nella maggioranza prevaleva la voglia di smettere. Ma negli ultimi tempi lo spirito è cambiato e oggi può essere così riassunto: “Ne abbiamo superate di tutti i colori e ce la faremo anche questa volta. Ovviamente la riapertura deve essere supportata da azioni concrete, altrimenti qualsiasi buon sentimento è destinato al fallire. Il che significa la sospensione di qualsiasi balzello fiscale e la materiale erogazione dei contributi promessi perchè di soldi al momento, al di là di tutte le promesse, se ne sono viste ben pochi».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Confesercenti Angelo Sacco: «Molti commercianti hanno accettato la sfida e riapriranno, appena possibile. Il punto è capire come reggere la sfida, a fronte di misure da adottare e incassi incerti In molti hanno reagito alla “Fase 1” e tutti proveranno gestire la “Fase 2”, che però si annuncia complessa».

«E a fronte di aiuti pubblici – incerti e non certo sufficienti, lo dico qui senza polemica – – conclude il presidente di Confesercenti – diventa una vera e propria sfida reggere l’effetto della crisi dovuta all’emergenza sanitaria. Saranno decisivi i primi mesi».

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