Cronaca
«Trattato ingiustamente, un incubo. Non ho mai promesso soldi all’arbitro»
Le parole del presidente del Gaglianico, Giuseppe Bifernino, dopo il dimezzamento della sanzione inflitta dal giudice sportivo
«Sono sincero: sono deluso, arrabbiato e amareggiato per quello che ho subito».
A parlare è Giuseppe Bifernino, presidente dell’Apd Us Gaglianico, che nei giorni scorsi era finito agli onori della cronaca perché multato con l’accusa di aver offerto del denaro all’arbitro per non far disputare una partita di Coppa Piemonte. Di recente è stato parzialmente accolto il suo ricorso e l’iniziale ammenda di 500 euro comminata dal Giudice Sportivo è stata dimezzata dalla Corte Sportiva d’Appello territoriale, nella cui decisione non si fa più riferimento alla presunta mazzetta: la multa riguarda soltanto l’accesso non autorizzato all’area riservata degli spogliatoi.
«La reclamante (la società Apd Us Gaglianico, ndr) impugna il provvedimento del Giudice Sportivo con il quale è stata inflitta alla società la ammenda di euro 500 – si legge nell’atto pubblicato nel comunicato ufficiale della LND -. Lamenta la ricorrente l’insussistenza del fatto contestato limitandosi a fornire la propria versione dei fatti che però non consente di superare il rapporto di gara. In ogni caso, la questione non attiene al contenuto della conversazione intercorsa fra il soggetto qualificatosi come Presidente della reclamante e il direttore di gara (sul punto si rimanda al provvedimento del G.S.), ma se tale soggetto fosse autorizzato o meno ad accedere all’area riservata. Gli atti di gara non consentono di ritenere che il soggetto in questione lo fosse e pertanto la società è stata correttamente sanzionata ancorché eccessivamente rispetto all’entità della infrazione».
Bifernino vuole fare chiarezza e vorrebbe veder riabilitato il proprio nome: «Non ho offerto soldi a nessuno, non c’è stata alcuna “mazzetta”. altrimenti ritengo che la Corte d’Appello si sarebbe espressa in maniera diversa. Per giorni sono stato additato ingiustamente».
Presidente, perché nel referto di gara e nella giustificazione della prima ammenda si faceva riferimento proprio a questa presunta offerta di denaro? Ci spiega la sua versione dei fatti?
«La verità è che sono andato negli spogliatoi prima della partita, all’arrivo dell’arbitro. Per fortuna ero accompagnato da un dirigente che può testimoniare. Siccome diluviava dal mattino e noi abbiamo recentemente investito decine di migliaia di euro sul campo, seminato appena tre settimane prima, gli ho chiesto di cercare di preservarlo qualora fosse aumentata l’intensità della pioggia, spiegando che a me non interessava nulla di perdere l’incasso della serata, che preferivo evitare danni al terreno di gioco. Poi ce ne siamo andati».
Quindi sarebbe stato tutto un equivoco?
«Sì. Forse l’arbitro ha mal interpretato quel “non me ne frega nulla dell’incasso della serata”. probabilmente ha frainteso le mie parole. Non so cosa abbia capito, ma io non ho mai parlato di soldi, né tantomeno ne ho offerti. Non avrebbe avuto alcun senso. Non ce l’ho con il direttore di gara, è un ragazzo di vent’anni, probabilmente ha semplicemente frainteso».
E allora perché è così amareggiato?
«Perché sono stati fatti titoli a caratteri cubitali su di me, prima ancora che ci fosse il secondo grado di giudizio sportivo. Ormai anche i criminali vengono tutelati scrivendo solo le iniziali, nel mio caso invece sono stati pubblicati nome, cognome e foto, in grande risalto. Io ho subito fatto ricorso dopo l’ammenda, dicendo “guardate che non è andata così”. Si sarebbe potuto aspettare un attimo prima di sbattermi in prima pagina. Sono stato messo in grande difficoltà».
In che senso?
«Nel senso che ho dovuto dare spiegazioni a tanta gente, a tanti genitori. Per non parlare degli sponsor. Chi mi conosce sa che è impossibile che abbia fatto una cosa del genere, ma con altri mi sono dovuto giustificare. Mi passi il termine: ho passato quattro giorni di m…. E’ stato frustrante. Dopo 40 anni nel mondo del calcio, torni da pensionato per fare qualcosa per il tuo paese, per i ragazzi e la tua comunità, e ti ritrovi trattato così. E’ assurdo. Avrei voluto essere un minimo tutelato. Quando dopo tutti gli sforzi che fai vieni accusato di una cosa come questa, è normale che ti venga da dire “ma chi me l’ha fatto fare”».
Farà ricorso anche contro l’ammenda dimezzata?
«Non credo. Se ho sbagliato a entrare negli spogliatoi, è giusto che venga multato».
Nel comunicato stampa si legge che la società si riserva ogni più ampia tutela in sede giudiziaria. Intende adire le vie legali?
«Valuterò se ci sono gli estremi e deciderò il da farsi insieme all’avvocato, perché non credo di essere stato trattato correttamente. Di sicuro, se mai scegliessimo di procedere contro qualcuno e vincessimo, andrebbe tutto in beneficenza al Fondo Edo Tempia».
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