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Biella

Soccorre una donna e riceve una risposta choc: «Grazie, mi avrebbe picchiata ancora»

Vede una lite tra fidanzati e interviene, ma lei non ha voluto chiamare il 112.

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Soccorre una donna e riceve una risposta choc: «Grazie, mi avrebbe picchiata ancora»

Soccorre una donna e riceve una risposta choc: «Grazie, mi avrebbe picchiata ancora».

Soccorre una donna e riceve una risposta choc: «Grazie, mi avrebbe picchiata ancora»

«Grazie davvero, altrimenti mi avrebbe menata ancora». È la risposta sconcertante che si è sentito dare Gianluca Marucchi, noto impresario funebre biellese, da una giovane donna alla quale era appena andato in aiuto. La ragazza stava infatti discutendo molto animatamente con il fidanzato in un parcheggio, così l’imprenditore si è avvicinato per assicurarsi che fosse tutto a posto e a quel punto l’aggressivo compagno si è allontanato.

È successo in pieno giorno, alla luce del sole, nell’area parcheggio di un esercizio commerciale, in città.
Profondamente scosso da quanto accaduto, Marucchi ha raccontato l’episodio sui social e lo ha confermato alla redazione telefonicamente.
«Durante il mio consueto giro insieme al mio cane, ho assistito ad un fatto che mi ha lasciato davvero scosso – racconta -. Ho parcheggiato come al solito verso il fondo del parcheggio e all’uscita dal mezzo, a poche decine di metri, ho notato una donna seduta in macchina con a fianco un ragazzo visibilmente agitato, per non dire sul violento. Avevano i finestrini abbassati, quindi ho sentito chiaramente che discutevano a voce parecchio elevata».

Marucchi all’inizio non sapeva bene come dovesse comportarsi: «Ho tergiversato un attimo, in un primo momento ho pensato che stessero semplicemente litigando. Però ho avuto subito il sensore che qualcosa non andasse. Poi ho notato che il ragazzo, scendendo dal mezzo, ha sbattuto con forza la portiera della macchina e si è diretto abbastanza alterato verso la portiera della ragazza. Ha urlato un paio di parolacce o bestemmie, lei sembrava spaventata. Così ho fatto finta che il cane mi stesse tirando, mi sono avvicinato e ho chiesto con tono deciso alla signora: “Tutto bene?”».
Il ragazzo si è quindi voltato e si è allontanato rapidamente.

«Purtroppo – prosegue Marucchi -, o mi assicuravo che la ragazza stesse bene o seguivo lui per prendere il numero di targa. Ovviamente ho optato per la prima. Appena ha visto che mi avvicinavo, ha esclamato: “Grazie davvero, altrimenti mi avrebbe menato ancora”. Perplesso e scioccato per la sua frase, le ho risposto con un’altra domanda: “ma come ancora?”».
Marucchi ha poi provato a convincerla a rivolgersi alle forze dell’ordine: «Avrebbe potuto essere mia figlia, non volevo credere che qualcuno potesse metterle le mani addosso. Le ho detto che non era ammissibile che venisse picchiata e le ho proposto “chiamiamo i carabinieri”».

A quel punto è arrivata una doccia gelata, una seconda risposta forse per certi versi ancora più dolorosa della prima.
«Mi ha detto di no, niente carabinieri: “La prego, non lo faccia, perché lo amo da morire” – riporta Marucchi ancora scosso -. Sono rimasto davvero sconcertato, anche perché davvero avrebbe potuto essere mia figlia. Nel suo sguardo sembrava quasi di leggere rassegnazione. È dura immaginare e accettare qualcuno possa subire violenza, a maggior ragione se si tratta di una giovane donna. Ero così frastornato e affranto che non ho saputo cos’altro fare per convincerla a lasciarsi aiutare. Non ho potuto che alzare le braccia. Mi auguro solo che questa ragazza riesca a prendere consapevolezza del fatto che un rapporto tossico fatto di violenza fisica e psicologica non può portare da nessuna parte, se non prima o poi al pronto soccorso. Fa male pensare a chissà quante situazioni come questa siano attorno a noi, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto».

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Immagine di repertorio

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