Seguici su

Cronaca

Quindici anni fa la morte della piccola Matilda, oggi sarebbe quasi maggiorenne

Pubblicato

il

Roasio – Sarebbe una ragazza di quasi 18 anni Matilda.

La sua vita è stata spezzata da un colpo alla schiena ricevuto ad appena 22 mesi nella villetta di Roasio, ai confini con la provincia di Biella. Una tragedia che risale ormai a 15 anni fa e per la quale non c’è ancora alcun colpevole.

La madre Elena Romani, imputata da subito, è stata assolta in tutti i gradi di giudizio. Mentre l’altra persona che era all’interno della villetta di Roasio quel 2 luglio 2005, Antonio Cangialosi, è stato finora assolto anche se c’è ancora una udienza in Cassazione. Il processo avrebbe dovuto svolgersi lo scorso aprile, ma a causa del Covid è stato rinviato di un altro anno. Tutto slitta al 2021. Il caso per anni ha tenuto banco sui giornali nazionali e sui Tg. Il volto della piccola è entrato nelle case di tutti, dopo quindici anni però non c’è ancora giustizia. La madre, all’epoca 31enne, era stata subito messa sotto accusa finendo anche sotto processo, dopo i vari gradi di giudizio è stata assolta. Cangialosi, all’epoca 33 anni, non era entrato neppure nel primo processo. Dopo l’assoluzione in Corte d’Appello ora però attende la Cassazione. L’udienza fissata lo scorso 7 aprile è stata però rinviata al 16 aprile 2021. Un altro anno che passerà senza dare una spiegazione alla morta di una bimba di quasi due anni con il sorriso stampato sulle labbra. Nuove prove nel corso di questi anni non sono emerse.

Dopo l’assoluzione in tutti i gradi della madre, l’accusa aveva coinvolto Cangialosi che inizialmente la procura di Vercelli non aveva neppure rinviato a giudizio ritenendolo estraneo ai fatti. Gli stessi giudici che avevano assolto la Romani, avevano indicato nell’ex compagno il colpevole. Nel febbraio 2019 era arrivata la assoluzione anche per Cangialosi da parte della Corte d’Assise d’Appello, dove i giudici chiarirono che le indagini dell’epoca non avevano consegnato una “prova regina”. E diventava impossibile trovare un colpevole. Lo hanno messo nero su bianco i giudice della Corte d’Assise d’Appello nella sentenza di assoluzione verso Antonio Cangialosi: «Se non esistono prove contro l’imputato è anche per colpa di indagini non sufficientemente aperte nella ricerca di ulteriori elementi nei confronti di entrambi».

Una sconfitta per la giustizia come aveva già anticipato il procuratore generale Marcello Tatangelo nella sua requisitoria in cui aveva chiesto l’assoluzione di Cangialosi: «Il fatto che dopo tredici anni non si sia potuti arrivare a un giudizio di colpevolezza sulla morte della piccola Matilda è una sconfitta personale per tutti noi che ci siamo occupati del caso e una sconfitta del sistema giustizia, ma condannare un innocente per trovare un colpevole sarebbe ancora peggio. Condannare una persona sulla base delle risultanze dei vari processi non si può». Durante questi anni di processo sia gli avvocati della donna, Tiberio Massironi e Roberto Scheda, che dell’ex compagno, Sandro e Andrea Delmastro contestarono il fatto di non aver mandato sotto processo entrambi. Dal confronto in sede processuale sarebbero potute uscire nuove prove.

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *