Cronaca
Gigi Piana assalito da un maremmano: “Ho avuto paura di morire”
Brutta disavventura per il noto artista biellese Gigi Piana, che nei giorni scorsi è stato assalito da un pastore maremmano di proprietà del titolare di un’attività artigianale.
Gigi Piana assalito da un cane
Per l’artista sono stati minuti d’angoscia, con l’animale che più volte ha tentato di azzannarlo alla gola. Alla fine Gigi Piana è riuscito a scappare con il corpo segnato dalle ferite, curate prima presso l’ospedale di Biella e poi al CTO di Torino a seguito delle complicazioni sopravvenute (la prognosi è di 25 giorni). Prima di passare alla diretta testimonianza, l’artista – segnato ancora da quanto avvenuto, non solo fisicamente – punta il dito accusatorio non contro l’animale – la cui natura, com’è noto a tutti, è fare la guardia al proprio “territorio” – ma contro l’incapacità di gestire cani molto impegnativi quali sono appunto i pastori abruzzesi-maremmani.
«Mi ha messo le zampe sul petto e ha puntato la giugulare. Ho pensato: “Mi ammazza”»
«Da una settimana potevo non esserci più – afferma – Tornato da Bruxelles ho portato delle cornici da verniciare da un artigiano, amico. Ho parcheggiato la macchina, sono entrato a lasciare le cornici, quando stavo tornando verso la vettura mi sono fermato un attimo. Immobile. Con il profilo degli occhi ho visto, sentito, qualcosa, come una saetta che veniva verso di me. Un attimo, il pastore maremmano mi era, con i denti, sul polpaccio e torceva la gamba per farmi cadere. Così è stato. Immediatamente mi ha messo le zampe sul petto e puntato la giugulare. Sono solo riuscito ad alzare il braccio, dove ha infilato i denti. E poi la lotta, un furore, il pericolo mi è divenuto chiaro, ringhiava, non smetteva, i suoi occhi erano rossi di sangue. E li ho pensato: mi ammazza».
A terra, impossibilitato a raggiungere qualsiasi attrezzo da utilizzare come arma, Gigi Piana si è difeso sferrando pugni e calci a protezione delle zone vitali, collo, arteria femorale, il volto: «Sto attento alle mani, tengo i pugni chiusi, mentre li uso per dargli qualche pugno, realizzo che ha ancora due metri di catena, indietreggio mentre lo scalcio, si accanisce sulle gambe… Arrivo al limite della catena, mi sento salvo».
Ha rimediato tra i 30 e i 40 morsi, ma si è salvato
Ma è solo un attimo: «Il cane solleva il collo -. continua l’artista – tira con un gesto rapido, la catena come un elastico viene contro di noi, lo colpisce, si altera maggiormente, il suo ringhio è più concitato, penso, sono finito, mi uccide, cosa c… posso fare, non voglio morire così, azzannato da un cane, per un motivo futile». La forza dell’animale è tale che riesce persino a spezzare la catena. L’impari combattimento si conclude quando, trascinandosi per terra. Gigi Piana riesce a raggiungere la porta del capannone, attirando così l’attenzione del titoale.
Nella lotta con l’animale, l’artista ha rimediato tra i 30 e i 40 morsi ma alla fine il destino lo ha salvato.
Ricoverato a Biella e al Cto di Torino
Ferito in più punti, con gli abiti ridotti a pezzi, sotto choc, ha poi raggiunto l’ospedale cittadino per le necessarie cure. All’artista sono stati somministrati 15 punti di sutura a braccia e gambe, ricovero seguito da quello al CTO di Torino per ulteriori accertamenti dovuti a un aggravamento dello stato di salute.
«Un bambino o un anziano probabilmente sarebbero morti»
Oggi a distanza di qualche giorno è il momento delle riflessioni: «Dapprima c’è stata netta presa di coscienza che sarei potuto morire, la sensazione di aver lottato con qualcuno, qualcosa che voleva uccidermi, annientarmi, ed è una sensazione forte, che sicuramente mi cambierà per sempre. La seconda è ringraziare di condurre una vita sana dove l’attenzione nei confronti del proprio corpo e spirito mi ha consentito di mantenere la lucidità e di reagire in modo adeguato. Ma se al mio posto ci fosse stato un bambino, un anziano, un disabile quella persona sarebbe morta».
«Chiedo più attenzione ai possessori di cani di grossa taglia devono»
La seconda riguarda invece la capacità, o per meglio dire, l’incapacità di alcune persone di gestire razze potenzialmente pericolose non perché “cattive”, ma perché chiamate dalla natura a svolgere determinati compiti, ovvero nel caso del maremmano, difendere le greggi dai lupi.
«Adoro gli animali – conclude Gigi Piana – alcuni sono pericolosi, il pastore maremmano come altri è tra questi. Chiedo allora ai possessori di animali che hanno queste caratteristiche più attenzione, più consapevolezza. Anche negli animali più dolci esiste l’imprevedibilità. Se ciò avviene in un pincher nano il problema non si pone, in un maremmano di 60 chili e oltre le conseguenze potrebbero essere mortali. Ogni persona che possieda un cane (io ne ho avuto uno, ora ho un gatto) ha una precisa responsabilità verso gli altri. E quando l’animale è potenzialmente pericoloso deve avere assoluta consapevolezza di tutti rischi che può fare correre agli altri se non addirittura anche a se stesso. Se non è convinto o non ne è capace nessuno lo obbliga ad avere un animale al proprio fianco».
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