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Cronaca

Finisce in tragedia l’esistenza di Alberto Turatto

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Finisce in tragedia l’esistenza di Alberto Turatto

La prima volta si era salvato miracolosamente, due anni e mezzo dopo ci ha riprovato e purtroppo è riuscito nel proprio intento.
E’ Alberto Turatto l’uomo morto all’alba di lunedì dopo essersi buttato dal ponte della tangenziale.
Il 54enne ha fatto tutto velocemente, troppo velocemente, tanto da rendere inutile l’intervento dei soccorritori: quando sono giunti sul posto, la tragedia si era ormai consumata.
E’ successo poco dopo le 4. Il sistema d’allarme – dotato di sensori e telecamere per segnalare intrusioni nel percorso pedonale – si è attivato subito, ma il pensionato è riuscito a scavalcare la recinzione e a buttarsi prima dell’arrivo della polizia. La macchina dei soccorsi, attivata dalla ditta All System, si è mossa celermente. E’ stata questione di due o tre minuti, che purtroppo sono stati sufficienti a Turatto. Quando i vigili del fuoco lo hanno raggiunto, sul greto del torrente, ormai non c’era più nulla da fare.
La notizia della scomparsa dell’ex dipendente del Cordar ha scosso il Biellese e in particolare il Cossatese, dove l’uomo e la sua famiglia sono molto conosciuti.
«Quando mi hanno avvisato – sono le parole di Stefano Revello – non riuscivo a crederci. Mia figlia lo aveva visto la sera prima, in un bar di Cossato davanti alla stazione. Non aveva percepito nulla di insolito…».
Come detto, Turatto ci aveva già provato nel gennaio del 2017, quando era stato miracolosamente salvato dalle piante che ne avevano attutito la caduta. Anche quella volta era un lunedì mattina. Se l’era cavata con una lussazione all’anca e ferite guaribili in tempi relativamente brevi. A soccorrerlo erano stati vigili del fuoco e carabinieri, prima di affidarlo alle cure del 118. Dopo il ricovero, aveva proseguito il percorso di cure contro la depressione, la subdola malattia della quale soffriva.
Non è bastato.
Il 54enne lascia nel dolore il padre Bruno e la mamma Renata, che ora si interrogano sul perché di questo secondo gesto.
«Ho sentito telefonicamente suo papà – racconta Revello -, mi ha detto che era già preoccupato da un po’. Si era rivolto al sindaco, ai servizi sociali, al medico… Tutti lo avevano rassicurato. Ora è sconvolto».
Un uomo molto tranquillo, buono, così lo ricorda Revello: «Ci eravamo scambiati qualche messaggio pochi giorni fa. Prima che partissi per il mare, mi aveva anche consigliato una marea di film da vedere, era un grande appassionato. Non riesco a credere che non sia più qui con noi».

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