Cronaca
“Dio, non potevi aspettare ancora un po’?”
Un amico ricorda Enrico Ramella Paia, improvvisamente scomparso nei giorni scorsi a soli 48 anni.
Il mio nome è Enrico, com’era il suo.
Ci chiamavamo così solo per scherzare: “ciao Enrico, tutto bene? Sì Enrico; e tu?”. Ma altrimenti, per tutto il resto del tempo lui era il Flichi.
Ci conoscevamo da un bel po’, dai tempi del Peugeot 205 e delle patatine Pai. Ci siamo fatti tanta compagnia, sia sul lavoro, sia durante la vita di tutti i giorni. E in tante esperienze vissute per la prima volta, eravamo assieme.
Ho sempre ammirato e talvolta invidiato il suo essere spirito libero, senza timore o vergogna di esternare le proprie emozioni. Impulsivo come il Leone, non tardava poi a fare ammenda se riconosceva di essere nel torto. Ma se aveva qualcosa da dirti, prima o poi e in un modo o nell’altro, sarebbe venuto a parlarti.
Mi dispiace tanto di non poterlo più avere vicino; ma tanto anche per lui, che non si lasciava scorrere la vita addosso, ma sempre voleva, sempre desiderava. E sempre agiva.
Qualche tempo fa, aveva scambiato un dolore intercostale per un attacco al cuore. Si divertiva a fare il malaticcio e noi gli reggevamo il gioco. Ma in quell’occasione, disse che a suo tempo se ne sarebbe andato proprio come il suo papà. E aveva ragione.
Ma Dio, non potevi aspettare ancora un po’?!
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