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Biella, condannato il “nonno rapinatore” dell’ufficio postale

Oggi la sentenza al termine del processo di primo grado: quattro anni e 8 mesi

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Quattro anni e 8 mesi di reclusione. E’ la pena inflitta oggi dal tribunale di Biella all’uomo accusato della rapina a mano armata messa a segno all’ufficio postale di Cantone Ostocco, a Vaglio, Biella.

Condannato il rapinatore dell’ufficio postale di Vaglio

Imputato era Gian Mario Finini, 69 anni e diversi precedenti alle spalle, accusato non solo del colpo biellese, ma anche di due tentativi falliti a Biandrate e a Palestro, oltre che del porto di un’arma clandestina.

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L’avvocato Nicola Maoret

Ad assisterlo davanti al giudice e al pubblico ministero Sarah Cacciaguerra, che aveva chiesto una condanna a 6 anni e 2 mesi di reclusione, è stato l’avvocato Nicola Maoret, che è riuscito a ottenere una pena più mite alla luce del comportamento tenuto dall’imputato, dimostratosi collaborativo dopo essere stato arrestato e aver ammesso le proprie responsabilità.

“Siamo soddisfatti – le parole del legale al termine del processo -, ora aspetteremo di leggere le motivazioni della sentenza prima di decidere se ricorrere o meno in appello”.

La rapina a mano armata a Biella e quella fallita a Biandrate

I fatti venivano contestati a Finini risalgono al mese di marzo. L’uomo era stato arrestato pochi istanti prima che mettesse a segno un altro colpo in un ufficio postale (nella foto principale dell’articolo, il momento dell’arresto), questa volta a Biandrate, un paio di settimane dopo aver rapinato le poste di Cantone Ostocco. Ad assicurarlo alla giustizia, al termine di un’indagine rapida ed efficace, erano stati gli agenti della Squadra Mobile, all’epoca diretti dal commissario capo Filippo Cocca e coordinati dal sostituto procuratore Sarah Cacciaguerra.

«Non è stato semplice – aveva commentato il capo della Mobile -, ma abbiamo agito con grande determinazione e grazie alle competenze e ad alcune brillanti intuizioni siamo riusciti a concentrare i sospetti su di lui».

Tradito dalla “professionalità” e dalla mano sinistra

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La pistola con matricola abrasa

In particolare, ai poliziotti non era sfuggita la “professionalità” del rapinatore, che stando alle testimonianze delle due vittime aveva sempre mantenuto calma e lucidità, anche di fronte agli imprevisti, come la presenza di una seconda persona all’interno dell’ufficio postale. Elementi che facevano presumere si trattasse di una persona esperta e quindi già nota alle forze dell’ordine.

Un altro dettaglio aveva consentito di stringere il cerchio attorno a Finini, pluripregiudicato con altre rapine alle spalle uscito da pochi mesi dal carcere: impugnava la pistola con la mano sinistra.

Arrestato mentre stava per colpire di nuovo

«Abbiamo quindi avviato una serie di attività tecniche e di monitoraggio – aveva spiegato Cocca – iniziando a tenerlo d’occhio. Così, quando la mattina di venerdì 25 marzo si preparava ad assaltare l’ufficio postale di Biandrate, eravamo già lì, pronti a intervenire».

E così era stato. La Mobile di Biella lo aveva arrestato in flagranza di reato mentre si trovava a bordo di un’auto con targhe alterate. Con il volto incappucciato era pronto a entrare in azione non appena fosse stata aperta la filiale. L’uomo non aveva opposto alcuna resistenza e, successivamente, aveva anche confessato di essere l’autore della rapina di Biella. Gli agenti gli avevano sequestrato una pistola semiautomatica 9×21 Parabellum, con matricola abrasa e con il colpo in canna, rifornita con otto proiettili.

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