Cronaca
Aggressione omofoba, picchiato giovane
Aggressione omofoba, picchiato giovane
La breve vacanza in Spagna, organizzata per festeggiare il suo compleanno, si è trasformata in un incubo per un giovane vercellese che vive a pochi chilometri dal Biellese. Nel fine settimana, insieme a un amico, è stato violentemente aggredito senza una ragione da un gruppo di ragazzi, che mentre li attaccavano gli urlavano contro parole e frasi omofobe.
È gay, infatti, Andrea Savino, il 19enne piemontese protagonista di questa brutta storia. Così come è omosessuale il suo amico milanese, Luca Mori, che ha avuto la peggio dopo essere intervenuto in sua difesa. Orientamento sessuale evidentemente sgradito a chi gli si è scagliato contro senza un motivo, urlando offese omofobe.
Europa, anno 2019, succede ancora.
«Eravamo in una strada molto vicina a una discoteca gay di Valencia – racconta il giovane vercellese, raggiunto telefonicamente -, stavamo aspettando il fidanzato di Luca, tornato a casa a prendere un documento per poter entrare nel locale. Nell’attesa ci siamo fatti un giro nei dintorni, scattandoci delle foto. Saranno state all’incirca le 3. La situazione è precipitata all’improvviso in un vicolo poco distante: è arrivato un ragazzo, da solo, e ha iniziato a inveire contro di me, urlandomi addosso in una lingua che sembrava spagnolo. Mi ha spintonato alle spalle mentre mi allontanavo, facendomi cadere a terra, così come è caduto il mio telefonino, rompendosi».
Purtroppo era soltanto l’inizio, il peggio doveva ancora arrivare: «Quando sono finito a terra – prosegue Andrea -, è intervenuto Luca in mia difesa. Hanno iniziato a colpirsi. Non ho ancora capito adesso perché quelle persone se la siano presa con noi, forse non volevano che stessimo lì, vicino alle loro case».
È stata questione di istanti, poi la situazione è degenerata: «Sono arrivati gli amici di questo ragazzo – ricorda -, alcuni sembravano volerli separare, delle donne hanno tirato i capelli a Luca. Lui, cercando di difendersi, nel trambusto, deve aver preso anche loro, che lo hanno seguito e colpito in faccia. E’ finito a terra e a quel punto hanno iniziato a prenderlo a calci, mentre cercavo di dividerli».
Nel frattempo alcune persone presenti sul posto, che hanno anche ripreso la scena con il telefonino, hanno intimato agli aggressori di smetterla, minacciando di chiamare la polizia. Il loro intervento è stato provvidenziale, perché a quel punto la violenza è cessata e gli sconosciuti si sono allontanati.
«Sono stati momenti molto concitati – continua Andrea -, subito non mi sono reso conto della gravità. Soltanto quando Luca si è rialzato e ho visto il suo volto pieno di sangue e l’occhio nero, ho realizzato. E mi sono sentito morire. Siamo rimasti in ospedale fino alle 9 del mattino, fortunatamente non ha riportato lesioni gravi. Anche la Tac alla testa è a posto».
La notizia ha subito fatto il giro di Italia e Spagna, varcando anche i confini europei. La stragrande maggioranza delle persone si è stretta ai due ragazzi, ma non tutti. Qualcuno ha preferito attaccare Andrea. Non fisicamente, questa volta, ma verbalmente: «Più di una persona – ammette – mi ha accusato di non aver fatto abbastanza, di non averlo aiutato di più. Qualcuno ha anche deciso che non si è trattato di un’aggressione omofoba semplicemente perché “tu non sei stato picchiato come lui”… Già ho i miei sensi di colpa per quanto successo al mio amico, non ho intenzione di perdere tempo a rispondere a queste accuse».
«Per quanto riguarda la questione omofobia – conclude -, durante l’aggressione siamo stati insultati e canzonati. A tradurre le parole che ci sono state rivolte non sono stato io, ma giornalisti e autorità spagnole. E in sostanza significavano “frocio” e “ricchione”».
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