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Le “belle di notte” di una volta

È un argomento che scotta e i ricordi si sussurrano

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COSSATO – È un argomento che scotta e i ricordi si sussurrano non senza imbarazzo in una piccola città come Cossato.

Sono quelli delle donne che dal Dopoguerra fino agli Sessanta facevano la vitta – la vita -, come si dice in dialetto, le “belle di notte”.
I ricordi riportano di due sorelle che se la tiravano tanto, ma che vengono menzionate come due marunne – due poveracce – che purtroppo venivano spesso derise.

Si dice che non fossero neppure belle, ma che avevano entrambe i capelli lunghi e biondi. Si vedevano a spasso per la città, sempre a piedi e sempre insieme. Fina sut brascétta – che si tenevano anche sottobraccio -. Si dice che loro, gli uomini li ospitassero in casa.

A prescindere da quello l’opinione vuole credere, l’esercizio della prostituzione purtroppo, ieri, come oggi, era spesso dettato da una condizione di povertà.

Altre due bionde, sempre con la gonna, vengono ricordate come “vistuse”, vistose, per il loro abbigliamento stravagante. Pare fossero madre e figlia. Erano tipe stizzose, che si atteggiavano a madamin, sempre con la bursetta – la borsetta al braccio. Camminavano sulla punta dei piedi, con i tacchi alti. Quando ricevevano le proposte, si racconta che rispondessero sempre: «Eh, no! Troppo poco».

C’era poi una bella ragazza con il fisichino, che la marciava driccia tamme an fus – camminava dritta come un fuso (dall’attrezzo che si usa in filatura). Portava tacchi alti ed era sempe bèn vistìa – sempre ben vestita -, di lei però non ci sono altri ricordi.

Sono invece rimaste nella memoria due sorelle bionde, che sceglievano i vestiti e il taglio dei capelli sempre uguali per entrambe. Di loro si dice che andassero spesso a ballare nel Novarese e che trovassero sempre qualcuno che le riaccompagnava a casa.

Fra queste donne pare ce ne fossero di sposate e si dice che i mariti fossero a conoscenza dell’attività.
Dei ricordi cossatesi rimane comunque il dubbio su quanto vi sia di vero, scindendo fra la pudica morale e il pettegolezzo spietato.

Ara

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