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La mia vita è cambiata, non trovo più lavoro dopo il crollo di una casa in cui stava lavorando 8 anni fa

Ha subito sette interventi chirurgici, ma ora si muove di nuovo liberamente e ha due figli che vanno a scuola da mantenere

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COSSATO – L’incidente è accaduto il 5 aprile 2014. Una data indelebile per Neculai Bleaga, 51 anni, che si è ritrovato sepolto sotto le macerie della casa in cui lavorava come muratore.

«Quel giorno ero impegnato in un cantiere alla frazione Mombello di Masserano per un intervento di demolizione – spiega -.
Due giorni prima dell’accaduto, avevo trovato un ordigno militare, che gli artificieri avevano poi fatto brillare in una cava, in sicurezza. Il mio lavoro era allora ripreso, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, ma l’attenzione non è bastata a risparmiarmi.
Il tetto della casa è crollato su di me investendomi totalmente. Sono rimasto sotto le macerie fino all’arrivo dei soccorsi, diverse ambulanze, perché c’era anche un altro ferito. Ho rischiato davvero di morire. Ho riportato la frattura pluriframmentaria di un femore e il peso mi ha schiacciato il torace e tre vertebre. Sono chiaramente svenuto».

Neculai è stato sottoposto a sette interventi chirurgici importanti, altrimenti sarebbe rimasto paralizzato.

«Porto addosso diversi chiodi e viti – prosegue -. Sono un uomo bionico ormai. Sono stato a lungo ricoverato in ospedale, tanto che non so neanche dire quanto. A forza di fare operazioni, mi sono davvero stufato.Sono stato due anni seduto in carrozzina, a cui sono seguiti mesi di riabilitazione con le stampelle e c’è voluto anche tanto denaro. Ho ricevuto molto aiuto dalla mia famiglia e dalle mie sorelle, che ringrazio, come tante altre persone che mi sono state vicino in quel periodo. Prima dell’incidente facevo anche volontariato nel Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, un servizio che mi piaceva e adesso non posso più fare neanche quello. Mi spiace. Ci andavo volentieri».

«Non posso dimenticare quel giorno di otto anni fa. Comunque, adesso mi muovo di nuovo bene, ma non riesco più a trovare lavoro, perché quando vedono la mia situazione fisica, nessuno vuole più sapere di me. Mi rifiutano, temono per la mia salute. E poi non posso sollevare più di venti chilogrammi. Però, se davvero la legge è uguale per tutti, anch’io merito di poter lavorare. Ho due figli da mantenere di 18 e 20 anni che vanno a scuola».

«Posso dire che è stata un’esperienza bruttissima, che non auguro a nessuno. C’è una cosa però che mi hanno detto in tanti: che sono riuscito a riprendermi grazie alla mia forza. Altrimenti sarei morto, sotto al peso di quelle macerie».

 

Anna Arietti

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