Attualità
Castellazzo, la borgata dei “vutun” e via Salita Motto, dove il tempo si è fermato
La frazione di Cossato nel tempo è molto cambiata. C’era la scuola con la maestra che ogni giorno mangiava una foglia di salvia e c’era la trattoria
COSSATO – Nel tempo, la borgata Castellazzo si è trasformata. Rosella, originaria del luogo, 80 anni, ci accompagna alla scoperta di via Imer Zona, che attraversa la frazione.
«Dove oggi c’è la piazzetta – dice – un tempo c’era una casa. Proseguendo in direzione del Villaggio Lorazzo Baretto, passando sotto a un voltone – vutun – uno dei tanti ancora presenti, sulla destra salendo, un tempo c’era la trattoria “La Rosa”, che faceva anche bar e si andava a guardare la tele. Era del Lavino Zona Celestino, o forse Walter, non mi ricordo più bene. La moglie si chiamava Maria. Accanto c’erano le aule della scuola elementare, fino alla terza classe; la quarta e la quinta si facevano a Cossato, in centro.
Nel tempo è stata poi costruita un’altra scuola dietro la Casa della salute, l’Asl, lo stabile oggi adibito a Ser.D. Nella scuola insegnava la maestra Basso di Camandona, che ogni giorno si mangiava una foglia di salvia. Durante la ricreazione la strappava da un vaso. Vicino alla scuola c’erano una cantina e un allevamento di vacche. Nei pressi del ristorante c’erano tre, forse anche quattro, negozi di generi alimentari, con una tabaccheria. Scendendo verso il centro del paese ce n’erano ancora altri. Ricordo ben quattro panetterie in tutto. Via Imer Zona era la strada antica per la Valle di Mosso, poi è stata fatta la provinciale esterna al paese.
Era bello. Qui un tempo ci passavano le scolaresche a fare le passeggiate; andavano fino a Villa Cridis, che oggi è isolata nel bosco. Mi ricordo che era una residenza elegante. Aveva un bagno in onice. Ma, dopo la morte del guardiano, ian purtà via tut – hanno portato via tutto -. Intanto, era bello da vedere, quando passavano i bambini in fila, mano nella mano».
Sempre partendo dalla piazzetta, s’imbocca Salita Motto, strada che riporta al passato per le sue case antiche, rimaste come ferme nel tempo, in cui s’incontrano ancora voltoni.
«In cima alla strada si giunge ad una piccola statua della Madonna Nera di Oropa issata su di un piedistallo – dice un’altra signora di 88 anni, che non vuole essere menzionata – . Gli abitanti della borgata Motto erano chiamati gli “spazza pulé”. Scendendo verso il centro ci sono i Cantun Dandrea e Ceria. I cortili prendono i nomi dalle famiglie che li abitavano in origine, alcuni residenti ancora oggi. I cognomi più diffusi sono Guelpa, Angiono e Zona Lavino. Gli abitanti della borgata Castellazzo, anticamente, erano chiamati anche “tira préie – tira pietre -».
ar.a
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Massimo
7 Aprile 2022 at 19:57
Si chiamava Celestino,Walter era il figlio e la figlia si chiamava ornella