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Biella

Voto per i Quartieri: sedicenni non pervenuti

Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

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Le consultazioni di domenica scorsa per la composizione dei Consigli di Quartiere, a Biella, sono state uno dei flop più clamorosi degli ultimi anni. Alle urne non si è recato neppure il 10 per cento degli aventi diritto con crolli al 4,2 per cento (Vernato-Thes) e picchi massimi del 17,98 per cento (Oremo, Barazzetto e Vandorno).

Ma l’indicatore più eloquente è stato quello relativo alla partecipazione dei giovani, quelli in età compresa tra i 16 ed i 18 anni, una novità assoluta intorno alla quale si erano create molte aspettative, in realtà mal riposte. In quella fascia d’età l’affluenza alle urne è stata del 6,52 per cento; tradotto in numeri reali significa che su 644 aventi diritto al voto solo 42 hanno deposto la loro scheda nell’urna.

Ci sono quartieri ove non si è presentato ai seggi neppure uno dei giovanissimi (Vernato-Thes) e dove le cose sono andate molto bene si è arrivati poco oltre il 16 per cento (Oremo, Barazzetto e Vandorno). Ora, c’è già chi dice che i ragazzi non erano stati sufficientemente informati su questa opportunità. E come avrebbero potuto esserlo visto che i giornali non li leggono, la televisione non la guardano e la maggior parte del tempo la trascorrono davanti a smartphone e pc facendo messaggini e selfie a tempo di rap?

La verità è che i sedicenni hanno perso una grande opportunità: quella di dimostrare di meritare la “promozione” a maggiorenni che per una volta qualcuno avrebbe voluto poter loro riconoscere. E ha poco senso cercare di giustificarli dicendo che, in fondo, sono solo ragazzini, adolescenti che devono vivere la loro età. Sono adolescenti, è vero, ma pur dimenticando che negli Stati Uniti, con sedici anni, è già possibile ottenere la patente di guida, non si può ignorare che con sempre maggiore frequenza, ragazzini anche al di sotto dei 16 anni, si rendono protagonisti di fatti di cronaca estremamente gravi.

Non è possibile fingere di non sapere che ragazzini al di sotto dei 16 anni vanno in coma etilico, fanno uso di sostanze stupefacenti, rientrano tardi la notte, sono protagonisti di risse ed atti vandalici, si comportano ogni giorno con la pretesa di sentirsi maggiorenni e poi, quando per una volta si chiede loro di dimostrare di esserlo, disertano quella possibilità che avrebbe potuto renderli cittadini partecipi di un percorso comune e consapevole. Non si deve generalizzare, certo che no.

Tra i sedicenni ci sono certamente tantissimi bravi ragazzi. Ma in questo caso avrebbero avuto la possibilità di smentire i loro detrattori. E non lo hanno fatto.

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