BiellaCronaca
Truffe, si moltiplicano le modalità per derubare la gente
Attenzione ai metodi “tradizionali” ma anche a quelli nuovi sui social.

Truffe, si moltiplicano le modalità per derubare la gente.
Truffe, si moltiplicano le modalità per derubare la gente
Tutti i mezzi sono buoni. L’importante è riuscire a fregare la gente guadagnandoci dei soldi. Un fenomeno talmente diffuso da suscitare allarme e costringere polizia, carabinieri e finanza a organizzare continuamente incontri per spiegare come riconoscere i truffatori. Ma anche le banche a continue campagne di informazione per ridurre al minimo i rischi, specialmente online.
I truffatori e i ladri usano ancora i metodi “tradizionali”. Ad esempio nel pomeriggio di giovedì a Castelletto Cervo il telefono ha suonato in casa di due pensionati. All’altro capo parlava un uomo che diceva di essere un carabiniere. Sosteneva di chiamare per segnalare che il figlio era stato coinvolto in un incidente. I due coniugi avrebbero pertanto dovuto recarsi immediatamente in caserma. Per fortuna, preoccupati ma dubbiosi, hanno preferito avvisare gli altri figli e chiamare i carabinieri di Cossato. Così il tentativo è finito in una bolla di sapone: la coppia è rimasta in casa e i ladri non hanno potuto entrare per rubare.
Truffe sui social
Ma ci sono anche altri sistemi, soprattutto per le truffe legate ai social network come ad esempio Facebook. Che tra l’altro non brilla affatto per rapidità nell’esaminare le eventuali segnalazioni e intervenire.
Un metodo diffuso è quello di chiedere l’amicizia con il nome di una persona già “amica”. Che dopo aver sbrigato i convenevoli restando molto sul vago, in genere entra “nel vivo” con una frase come questa (colta proprio giovedì). «Sono così felice di aver ricevuto 100.000 euro€ quando ne ho fatto richiesta e di non dover essere rimborsati. È stata davvero una grande benedizione. Puoi anche fare domanda prima della chiusura del programma. Sai come fare oppure dovrei darti i loro contatti?».
Arriva un link che porta a un fantomatico “agent” che dovrebbe rappresentare una società specializzata nel fornire finanziamenti. E che al primo contatto chiede una serie di dati e rassicura se si domanda come verranno trattati. Proseguire sarebbe rischioso. Ma se non si risponde all’agent torna a farsi vivo il falso amico. Che sollecita il contatto.
Facile immaginare che il passo successivo sarebbe una richiesta di altri dati soprattutto relativi a conti bancari, carte di credito, bancomat o simili.
E sono proprio le stesse banche a richiamare l’attenzione sui rischi di queste situazioni. Ad esempio Hype, del gruppo banca Sella, sta inviando a tutti i suoi clienti avvisi semplici e mirati, per evitare il pericolo di vedersi clonare una carta e magari persino di trovarsi un conto alleggerito. Insomma, il livello di allarme è alto nella speranza che si innalzi anche quello dell’attenzione dei milioni di possibili vittime.
Immagine di repertorio
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