Biella
Quel parroco ha sbagliato a cacciare gli alpini dalla loro sede
Pausa caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana
BIELLA – Un parroco della provincia di Avellino, venuto a conoscenza che una trattoria nelle vicinanze della chiesa non avrebbe potuto riprendere l’attività, non avendo a disposizione gli spazi per allestire un dehor, ha concesso la disponibilità del sagrato della chiesa. Ciò ha consentito ai titolari del locale, di allestire un’area all’aperto che ha permesso loro di riprendere a lavorare, in ottemperanza a quanto previsto dalle normative in atto.
Un gesto semplice, dietro al quale si cela però quel principio di comunità che un tempo vedeva aggregati, intorno alle parrocchie ed ai sindaci, paesi interi nei momenti di grande gioia e di grande affanno.
Leggendo quella notizia, non ho potuto non pensare alla recente vicenda biellese che ha visto il parroco di un rione cittadino non rinnovare la disponibilità dei locali di proprietà della chiesa agli alpini. Un fatto che ha destato sorpresa e rammarico, anche se il parroco in questione ha agito a norma di legge e quindi, giuridicamente, in modo ineccepibile.
Ma lui, il parroco, è rumeno e non ha colpe se non è in grado di valutare che cosa rappresentino gli alpini per la comunità biellese. Semplicemente lui non sa, perché le sue origini e la sua cultura appartengono ad altri luoghi, ad un altro Paese. Credo però che qualcuno lo avrebbe dovuto avvisare, qualcuno gli avrebbe dovuto dire che gli alpini (e lo dico da bersagliere, quindi non posso nemmeno essere tacciato di partigianeria) sono una parte importante della nostra comunità, lo sono da tempo immemore.
E poco importa se il Gruppo Ana di quel rione era ridotto ad una ventina di “penne nere” che si sono disperse, accolte da Gruppi vicini. Era importante un gesto, la conferma della concessione di un piccolo spazio, per rinnovare quello spirito di comunità che la presenza degli alpini nei locali della parrocchia rappresentava. La pandemia ci ha a più riprese ricordato che lo spirito di comunità, anche solo dal punto di vista emotivo, rappresenta un valore importante, un valore da riscoprire, un valore che non va mortificato o ignorato. Il futuro sarà nelle mani delle comunità che sapranno ritrovarsi. Perché un uomo solo è soltanto un uomo solo.
Giorgio Pezzana
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