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«Credevo fosse uno scherzo, poi ho visto la pistola»

Parla il giovane rapinato al bancomat di Chiavazza.

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«Credevo fosse uno scherzo, poi ho visto la pistola»

«Credevo fosse uno scherzo, poi ho visto la pistola».

«Credevo fosse uno scherzo, poi ho visto la pistola»

«È stato strano, subito ho pensato a uno scherzo. L’adrenalina paradossalmente è salita dopo, quando ho realizzato davvero quello che era successo».
A parlare è Simone – il nome è di fantasia per tutelarne la privacy – il giovane biellese rapinato in piazza a Chiavazza. A distanza di un paio di settimane ci ha raccontato le emozioni – negative – provate in quei momenti.
«Quando questo ragazzo si è avvicinato e mi ha intimato di dargli i soldi che avevo appena prelevato – spiega – per qualche assurda ragione, per un istante, ho immaginato davvero che fosse qualche conoscente in vena di scherzi. Poi, quando me lo ha ripetuto, spostando lo sguardo ho notato che impugnava una pistola e ho realizzato che si trattava di una cosa seria».
L’arma si è poi rivelata essere finta, ma il giovane chiavazzese ovviamente non poteva saperlo.
Simone si trovava allo sportello Atm di Banca Sella in piazza XXV Aprile, nel centro del quartiere. Il giovane rapinatore, rintracciato e arrestato qualche giorno più tardi dalla polizia, è arrivato dalla sua destra. La vittima lo ha visto all’ultimo, complice un cespuglio che copriva la visuale e gli ha permesso di avvicinarsi senza farsi notare.
In pochi istanti Simone ha dovuto decidere come agire.
«In quei momenti – ricorda – in testa mi sono passate tante cose. Il primo istinto è stato quello di scappare, anche perché speravo che quella pistola fosse effettivamente finta. Poi ho pensato “posso disarmarlo”. Effettivamente in teoria ne sarei in grado, ho le competenze per farlo. Ma non ho alcuna esperienza nella vita reale di situazioni di questo genere, perché per fortuna non mi erano mai capitate. E dalla teoria alla pratica possono cambiare tante cose…».
Quindi ha optato per la scelta più saggia: gli ha consegnato i 120 euro che aveva appena prelevato in vista della partenza per le vacanze. Poi il rapinatore si è dato alla fuga.
Simone era frastornato.
«Non riuscivo ancora a realizzare che fosse successo davvero – continua a raccontare -. Un signore, che si trovava dalla parte opposta della strada insieme al proprio cane, ha attraversato ed è venuto verso di me. Si è avvicinato e mi ha detto di chiamare subito il 112. E così ho fatto».
A distanza di un paio di settimane ripensa a quanto accaduto con relativa serenità: «Alla fine, a parte lo spavento, non è successo nulla. E questo è ciò che conta. Quindi per i soldi… amen. Ho letto che a derubarmi è stato un ragazzo molto giovane, in effetti l’avevo intuito dalla voce già in quei momenti. Anche sforzandomi, non riesco a capire come si possa rischiare di rovinarsi la vita per una cavolata, per mettersi in tasca 100 euro… Ma poi lo fai davanti a un bancomat, dove ci sono le telecamere? È davvero assurdo».
«Proprio a Chiavazza – conclude – non me lo sarei mai aspettato. Ho sempre vissuto qui e non mi era mai capitato di vivere o vedere una cosa del genere. Questo è un posto tranquillo in cui vivere, evidentemente sono stato sfortunato».

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