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Alla scoperta del lavoro delle Guardie Provinciali di Biella

Dal 2024 l’ufficio si è rinforzato con sette nuovi dipendenti

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Alla scoperta del lavoro delle Guardie Provinciali di Biella

Alla scoperta del lavoro delle Guardie Provinciali di Biella

Da maggio 2024 l’Ufficio Caccia e Pesca, facente parte dell’Area Tutela e Valorizzazione Ambientale della Provincia di Biella, si è “rinforzato” grazie all’assunzione di sette guardie provinciali. I nuovi assunti, dopo circa due mesi di formazione specialistica nel 2024 e sotto la guida delle colleghe e dei colleghi che già erano in forza nel servizio, stanno lavorando e collaborando sul territorio da oltre un anno per dare forma e contenuto ai compiti che sono propri del loro ruolo.

Sono attività che certo non si esauriscono nella sola vigilanza, in sanzioni o azioni di contenimento della fauna selvatica (in particolare i cinghiali) e per la salvaguardia delle coltivazioni, pur essendo queste operazioni di massima importanza, che occupano una rilevate parte del loro lavoro.

Il commento

«Esprimo grande soddisfazione per il reinserimento del corpo delle guardie venatorie provinciali. – afferma il Presidente Emanuele Ramella Pralungo – Si tratta di un risultato importante, che restituisce al territorio una presenza costante e qualificata di personale specializzato, impegnato ogni giorno nella tutela dell’ambiente e nella salvaguardia della flora e fauna del territorio Biellese».

 

Le attività “sul campo” che caratterizzano il lavoro delle guardie provinciali sono nel complesso piuttosto varie e si possono suddividere in: attività riguardanti la vigilanza degli ambienti naturali, attività conseguenti l’adozione dei piani di contenimento della fauna selvatica, attività riguardanti la pesca e attività di protezione della fauna e degli ambienti.

In termini di tempo impiegato per gestirla – in ogni suo aspetto – il contenimento della fauna selvatica in applicazione del piano faunistico venatorio è senza dubbio una delle attività principali. I piani quinquennali sono redatti sulla base di censimenti delle specie che abitano il nostro territorio e/o sui danni causati alle colture agricole: monitorando sia lo stato di salute che la distribuzione delle specie rispetto alla vastità e alle caratteristiche del territorio. Il piano di gestione che ne scaturisce è uno strumento sostenibile.

«Il ritorno “in forze” in servizio di queste figure professionali – aggiunge il Presidente – rappresenta un presidio fondamentale per il rispetto delle regole, la prevenzione degli illeciti ambientali e la valorizzazione e la salvaguardia del nostro patrimonio naturale. Li ringrazio sinceramente per la competenza e il senso del dovere con cui svolgono questo importante ruolo al servizio della collettività».

 

Un’altra competenza delle guardie, molto delicata, è il recupero degli esemplari di fauna selvatica che sono rinvenuti vivi, feriti, intrappolati o dispersi, spesso su segnalazione da parte di cittadini. In questi casi si parla di collaborazione, perché la vera e propria gestione degli esemplari è affidata dall’ente provinciale al Centro di recupero dei selvatici “Nata Libera”. Gli animali feriti sono invece trasferiti e curati presso il CANC (Centro Animali Non Convenzionali, un reparto dell’Ospedale Veterinario dell’Università di Torino) e da qui, in caso di successo, una volta guariti e ristabiliti, saranno rilasciati nell’ambiente adatto. Non di rado capita anche che siano recuperati dei cuccioli, di capriolo, di volatili o di altra specie: anche in questo caso gli animali sono consegnati al centro che ne avrà cura.

 

Ci sono poi alcuni progetti a medio e lungo termine che l’Ufficio, con il supporto delle nuove guardie formate, vorrebbe sviluppare in futuro. Per accennare solo ad alcuni esempi, essi vanno dal ripristino di alcuni ecosistemi adatti a specie quasi scomparse (per esempio i gamberi di fiume), al riequilibrio di specie in sovrannumero o addirittura dannose. Le strategie, come si può ben immaginare, sono complesse e sfidanti.

Tutela delle specie, rispetto dell’ambiente e convivenza con le attività umane: sono le sfide e il lavoro da fare e portare avanti, senza sosta. «Facciamo tutto il possibile per conciliare i vari aspetti e ambiti – commentano le Guardie provinciali – il Biellese, come molti altri luoghi d’Italia, è fortemente antropizzato, quindi dobbiamo tendere costantemente alla ricerca di un punto di equilibrio tra le esigenze dei selvatici e quelle della popolazione umana, tutelando gli uni e educando gli altri, preservando e gestendo il più possibile gli ambienti ancora intatti, anzi quando possibile estenderli di più. Si chiama Ecologia – aggiungono – ed è importantissimo sensibilizzare i bambini fin dalla più tenera età, cercando di diffondere in modo istruttivo e piacevole questi temi, tramite interventi nelle scuole. Ecco, quest’ultimo è un progetto che ci piacerebbe davvero molto attuare».

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