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Zona rossa e vacanza ai Caraibi…

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Non ho capito in base a quale logica il nuovo Dpcm (ormai non si contano più) pensato per il periodo pasquale, non consenta agli italiani di raggiungere le seconde case, permettendo però, a chi lo vorrà, di salire su di un aereo per andare a trascorrere le vacanze all’estero. E’ una concessione a dire poco strana (e speriamo di non pagarne le conseguenze tutti quanti tra qualche settimana) ma è, a mio avviso, soprattutto un gravissimo errore sul piano psicologico e non per una sola ragione.

E’ più che legittima la domanda di chi, non sentendo il bisogno di salire su di un aereo o di chi non lo potrà fare per qualsiasi ragione, si chiede perché, a parità di rischi, restando a casa, non si potrà fare il giro dell’isolato, ma chi vorrà potrà andare ai Caraibi. E poi, questi viaggiatori compulsivi che anelano vacanze a ogni fine settimana, che cosa troveranno là dove andranno? E, soprattutto, che cosa porteranno a casa al loro rientro?

Si chiedono attenzioni e rigore ogni giorno, si impedisce ai bambini di andare a scuola e poi ci si abbandona ai bagordi di Formentera? Qualche anziano direbbe che non c’è più lo spirito di sacrificio. Non scomoderei i sacrifici. Mi limiterei a dire che non c’è più neppure la capacità alla rinuncia. Una rinuncia che in periodo quaresimale dovrebbe portarci un po’ più in là della pandemia, alla ricerca di quella spiritualità che reca in sé il Mistero della morte e resurrezione di Cristo. Non è una questione di essere credenti o meno. Al di là della dimensione religiosa, appare sempre più chiaro che eventi come questa pandemia non dipendono dalla casualità, ma dal comportamento dell’uomo su questo pianeta che va facendosi sempre più fragile.

Una pausa di riflessione prima della ripartenza, per chi nella Pasqua ci vede un segno di speranza, ma anche per chi non ci vede nulla, non sarebbe di troppo. Poi, verrà anche il tempo delle vacanze, tornerà il tempo della normalità, della socializzazione, di una quotidianità meno angosciante. Ma ora, in questi giorni, in questo tempo, chiedere alla gente di rispettare tutte le restrizioni stabilite nelle zone rosse ed arancioni e vedere al telegiornale che c’è chi da queste zone se ne va salendo su di un aereo con destinazione remota, non induce certo a quel principio di solidarietà nazionale che dovrebbe essere il primo vero collante sociale per uscire tutti insieme da questa difficile e pesante situazione.

Giorgio Pezzana

 

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