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«Vogliono togliermi l’alloggio in cui vivo con mio figlio, per fortuna ci sono persone che mi aiutano»

Vittima di violenze racconta: «Casa concessa per due anni, è vero, ma in quei giorni non sapevo cosa firmavo»

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BIELLA – «Ho una storia di maltrattamenti alle spalle, un figlio con problemi da crescere e un appartamento del Comune dal quale mi hanno detto che devo andare via. Per fortuna ci sono persone che tendono la mano a chi è in difficoltà».

È una storia di disagio sociale, quella di Federica – il nome è di fantasia, per tutelare lei e il bambino -, una donna attualmente in difficoltà, che però può contare sul sostegno di persone per bene che nel loro piccolo cercano di dare una mano.

Anche e soprattutto da questo parte la sua voglia di raccontare: «Ci tenevo a ringraziare una persona in particolare – spiega -, Mary Secondulfo, che attraverso il gruppo solidale da lei creato si è messa a disposizione e mi ha aiutata più di una volta. L’esistenza di persone come lei ci permette di sentirci meno soli».

Poi, però, ci sono le grandi difficoltà che Federica si trova ad affrontare. In primis la questione casa.

«Vivevo con il mio ex marito in un alloggio di edilizia popolare – racconta -, quando la situazione è degenerata ho chiesto una soluzione alternativa, anche perché in mezzo purtroppo c’era un’altra persona, che viveva nello stesso palazzo e dalla quale sono stata minacciata e aggredita».

Soluzione alternativa che è stata rapidamente trovata con l’interessamento dei servizi sociali del comune di Biella. Si trattava però di una sistemazione provvisoria.

«Mi hanno messo a disposizione un appartamento del Comune – continua -, che però adesso dovrei lasciare perché l’accordo prevedeva una durata di 24 mesi. Sono stata io stessa a firmare quel foglio, è vero, ma è successo in un momento in cui la mia vita era distrutta e non sapevo nemmeno cosa firmavo. Volevo solo andare via il prima possibile».

A ricordarle che il tempo era scaduto, nel mese di maggio, è stata una diffida: «Mi dicono che devo lasciare l’alloggio. È vero, il foglio che ho firmato dice che dopo 24 mesi non c’è possibilità di rinnovo, ma io già prima vivevo in una casa popolare da cinque anni. Credevo che in automatico, qualora mi avessero mandata via da qui, avrei avuto diritto a un altro alloggio popolare. Invece non è così. E adesso non so cosa fare… Dovrei essere fuori da maggio, ma per il momento resisto e resto qui, come mi ha consigliato anche l’avvocato, mentre cerchiamo una soluzione alternativa».

«Ho soltanto un piccolo reddito di 500 euro al mese, un figlio da mantenere e problemi di salute – continua -. La piccola somma che mi viene chiesta di affitto l’ho sempre pagata. Mi è stata proposta una soluzione alternativa, ma distante dalla città e dai servizi, incompatibile con la situazione di mio figlio. Quindi siamo al punto di partenza. Se mi mandassero davvero via di qui, non saprei dove andare…».

 

Immagine di repertorio

 

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