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Una decina di detenuti usciranno dal carcere grazie al decreto “Cura Italia”

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BIELLA -Una decina di detenuti del carcere biellese potranno scontare la loro pena usufruendo di misure domiciliari. Il primo detenuto a cui è stata concessa questa misura alternativa, ha varcato i cancelli di via dei Tigli, lunedì mattina. Nei prossimi giorni altre quattro persone dovrebbero poter beneficiare di questa concessione della Magistratura di Sorveglianza. E infine un altro gruppetto si dovrebbe aggiungere, al termine di una valutazione ad oggi ancora in corso. Una decina, non di più, quindi, le persone interessate a questo progetto voluto dal Governo Conte e sancito dal decreto “Cura Italia”, nel caso specifico, pensato per rendere meno complessa la situazione nelle carceri italiane durante l’emergenza sanitaria. Tra i detenuti biellesi coinvolti in questo provvedimento, nessuno ha condanne gravi né tanto meno legate a reati di mafia, come avvenuto altrove con non poche polemiche politiche. In questo caso si tratta di persone condannate per reati contro il patrimonio e pure di lieve entità.

“Sono persone senza domicilio e senza fissa dimora – spiega Sonia Caronni, garante dei detenuti, davanti ai cancelli l’altro giorno durante il trasferimento del primo detenuto -. Il 65% dei carcerati italiani è in questa situazione. Il progetto è nazionale e avrà una durata di sei mesi, con la possibilità di essere prorogato per altri sei. Il numero dei detenuti che beneficeranno di questo provvedimento è legato alle valutazioni della magistratura, quindi potrebbe variare in un senso o nell’altro. In queste settimane stiamo lavorando in sinergia con il territorio perché queste persone saranno, appunto, accolte. Nel caso specifico, in “strutture protette” messe a disposizione dalla “Caritas”, di fatto degli appartamenti, sulla cui ubicazione ovviamente c’è il massimo riserbo”.

Sonia Caronni fa il punto della situazione del carcere biellese in tempo di emergenza sanitaria: “E’ confermata l’assenza di casi positivi al “Covid 19” sia tra la popolazione carceraria sia tra il personale, di polizia e pure quello amministrativo. Un dato sorprendente, visto l’alto numero di persone coinvolte, ma che viene confermato da molte fondi ufficiali, nazionali e regionali. Nella complessità del momento, mi pare proprio che la direzione del carcere stia lavorando al meglio per assicurare le necessarie misure di sicurezza senza però tralasciare importanti diritti dei detenuti. Sono state sospese le lezioni scolastiche, purtroppo, ma dal 18 di maggio sono stati riaperti i colloqui ai familiari. Prosegue il lavoro della produzione di mascherine certificate, progetto di grande valore sociale. Mi pare di poter dire, insomma, che a differenza di qualche anno fa, quando si verificarono proteste clamorose e tensioni, oggi, la struttura vive un momento senza criticità”.

“Io non posso entrare in carcere – conclude Caronni – proprio per limitare al minimo i contatti tra chi vive in carcere e l’esterno. Ho avuto sono dei colloqui via Internet. L’altro giorno mi sono presentata davanti ai cancelli perché c’era il trasferimento del primo detenuto interessato a questi provvedimenti domiciliari. Gli era stato effettuato il tampone sanitario, con esito negativo”.
Paolo La Bua

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