Attualità
Tradizioni dimenticate: quando l'”anciuat” portava le acciughe nel Biellese
Le acciughe sotto sale e il merluzzo arrivavano grazie all’“anciuat”, negoziante che trascinava un carretto e per tutte le vallate
Le acciughe sotto sale e il merluzzo arrivavano nel Biellesese grazie all’“anciuat”, negoziante che trascinava un carretto e percorreva tutte le vallate.
Le acciughe erano fondamentali per lo iodio
Questi pesci erano estremamente importanti per lo iodio, che era scarso alle nostre latitudini. Grazie a ciò il Biellese riuscì a scongiurare problemi legati alla tiroide, tipici delle valli distanti dal mare.
L’aringa, nell’immaginario collettivo emblema della miseria
Altro elemento della nostra tradizione era l’aringa venduta nei barili, che poi è diventata nell’immaginario collettivo emblema della miseria poiché i più poveri l’attaccavano con uno spago al soffitto sopra la tavola, in modo tale che a cena i commensali potessero intingerci la polenta per insaporirla.
Da noi normalmente veniva fritta con un bel po’ di burro e, insieme alla polenta, riusciva a sfamare un’intera famiglia.
Non mancavano poi i pesci d’acqua dolce: le trote di torrente, ma anche le anguille. Queste ultime arrivavano fino al Sessera e risalivano in parte il torrente Ponzone perché all’epoca non c’erano dighe e il corso dei fiumi non aveva impedimenti.
A parlare di queste e altre tradizioni culinarie biellesi dimenticate sono stati Mina Novello e Marcello Vaudano di DOC.BI – Sapori biellesi, ospiti del secondo incontro di “Coltiva il gusto”, progetto dell’istituto comprensivo “San Francesco” che vede coinvolte numerose scuole biellesi, in un percorso alla riscoperta delle tradizioni perdute.
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