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Serve un progetto per convincere i milanesi a venire a vivere a Biella

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BIELLA – James Hillman ha scritto il libro “Il codice dell’anima” nel 1996. Ci pensavo in questi giorni, il 3 giugno scorso per la precisione e l’ho fatto quando ho appreso la notizia della riunione del Tavolo di Lavoro sulle Ferrovie. Si è affermato in quella occasione, ancora una volta, che Biella è l’unica provincia piemontese a non avere collegamenti diretti verso l’area metropolitana di Milano e che serve far partire immediatamente l’elettrificazione della Biella-Novara, per la quale tra l’altro sono già stanziati 5 milioni di euro.

È passato poco più un anno da quando in campagna elettorale noi del Movimento avevamo parlato a chiare lettere di una grande opportunità per Biella e per i biellesi: arrivare alla metro ATM di Rho in poco più di un’ora grazie ad un treno diretto Biella-Novara-Rho, e continuiamo a credere che la nostra era ed è una buona proposta, in attesa di una linea diretta elettrificata.
Un collegamento necessario come occasione di sviluppo economico laddove si fosse lavorato su una nuova residenzialità, ma nonostante tutto, qualcuno si prendeva gioco di ogni nostra idea, forse perché troppo innovativa per il suo standard.
Mentre si scattano selfie all’ombra dei tralicci, mi chiedo quale sia il loro progetto per favorire la residenzialità.

Sia chiaro, sono il primo ad essere contento di questo rinnovato interesse da parte delle Istituzioni, ma faccio realmente fatica a capire come possa funzionare la mente di chi prima ti schernisce e ad oggi, al netto dei lavori di collegamento, non ha alcun progetto per convincere i milanesi a venire a Biella. Credete che basterà far credere loro che Biella sia la nuova città della Moda? Ai milanesi?

A Biella i milanesi potrebbero arrivare, ne siamo convinti, sia per tutto quello che Biella può offrire loro dal punto di vista paesaggistico, sia per i servizi e per la vivibilità di questa nostra città molto più a misura d’uomo della grande Milano.

Ma anche perché, aspetto che ingolosisce chiunque si trovi a comprare casa, gli immobili a Biella costano un quarto rispetto a Milano e noi, per farli trasferire in questa nostra città ed aprire grandi opportunità, avevamo messo in conto di incentivarli con un contributo, sino a quattro anni, per abbonamenti gratuiti (sia ATM che Trenitalia).

Una scelta ponderata perché una parte di quella spesa sarebbe stata recuperata dalle maggiori entrate dell’addizionale IRPEF oltre ovviamente ai benefici indiretti per la città dal punto di vista demografico, con un conseguente aumento dei consumi e ad un evidente crescita del mercato immobiliare che avrebbe prodotto ulteriore benessere.

Un piano, ad ogni modo, serve da subito e lo sa bene anche Carlo Piacenza, presidente degli industriali biellesi, che si accorto del problema e lo ha compreso da un pezzo a differenza di molti suoi colleghi predecessori che per 40 anni hanno guardato Biella come ad una città in grado di vivere senza nessun legame con il tessuto economico al di fuori di essa, una splendida bomboniera fuori da un contesto nuziale.

E forse proprio il Presidente Carlo Piacenza dovrebbe sollecitare l’amministrazione Corradino a progettare un percorso attrattivo, perché il collegamento da solo non basterà.

A questo punto è lecito chiedersi cosa c’entra tutto questo discorso con James Hillman. Presto detto. Hillman è, per chi non lo sapesse, uno psicologo americano ed in quel libro afferma che: “Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo “qualcosa” lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione: Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono.”
E io lo so dall’infanzia quello che sono, quello che voglio e quello che devo fare. Mi piacerebbe domani che anche l’Amministrazione comunale di Biella capisca cosa si debba fare, noi attendiamo con pazienza, del resto ognuno ha i suoi tempi, spero che quelli dell’amministrazione, non siano biblici.
Giovanni Rinaldi

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