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Sempre più depressi e meno connessi

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Nel Biellese, più del 40% dei comuni ha zone non coperte dal segnale di telefonia mobile. Da Pray a Ternengo, da Masserano a Graglia si ripresenta l’annosa questione per il nostro territorio, poco servito dalla rete nelle aree montane o nelle frazioni poco popolate, e che ora, con il secondo lockdown dell’anno sta rendendo insostenibile l’esigenza di molte famiglie di usufruire di segnale per lavorare e studiare.

Tornati nel regime asettico dello smart working e della didattica a distanza, stiamo constatando che non esiste, nemmeno su questo aspetto, un piano B per rendere più fluida la gestione della digitalizzazione dei servizi sperimentata a forza la scorsa primavera, nel pieno dell’emergenza.

Non sono bastati i lunghi mesi estivi per prepararci alla seconda ondata attesa e preventivata, alle nuove restrizioni che colgono di sorpresa i nostri amministratori, che si sentono sminuiti nell’essere ripiombati dentro il perimetro delle zone rosse, ritenendosi pilatescamente non responsabili della nuova emergenza.

Nel corso dei mesi caldi, cullati dell’illusione irrazionale di essere usciti dalla crisi sanitaria, non si sono cercati accordi con i gestori delle reti per incrementare le infrastrutture che renderebbero il nostro territorio più moderno e connesso.

Il futuro del Biellese dipende dallo sviluppo stradale, ferroviario e anche dalle autostrade digitali.

All’inizio del 2000 la città di Biella ha vissuto un periodo di avanguardia per la connessione veloce, primato che negli anni a seguire abbiamo perso, obbligando migliaia di famiglie, di lavoratori e di studenti a rincorrere il segnale nei luoghi più astrusi, come il balcone o il giardino o la strada.

Il divario digitale tra aree urbane e montane crea disuguaglianze e incentiva lo spopolamento di un territorio che andrebbe salvaguardato, tranne che non si voglia archiviare definitamente il concetto di sviluppo del biellese.

Vittorio Barazzotto

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