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Sci: l’addio alla stagione colpisce anche l’indotto

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Formaggi buttati, strutture pronte e subito richiuse: lo scarso preavviso crea importanti danni

 

“Il blocco alla riapertura degli impianti sciistici, annunciato con pochissimo preavviso, manda all’aria anche l’ultima parte della stagione, ed è destinato ad avere effetti sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale in montagna”. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al nuovo rinvio della riapertura allo sci in zone gialle, deciso dal Ministro della Salute dopo il nuovo pronunciamento del Comitato tecnico scientifico.

 

“Da Alagna a Mera fino ad Oropa, la Valsesia e le montagne biellesi aspettavano con trepidazione l’arrivo dei turisti, ed avevano preparato le strutture seguendo le norme. Questo stop all’ultimo momento è una batosta che colpisce l’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi, fino alle aziende agricole e agli allevatori che vendevano i loro prodotti ai turisti e che in questi mesi hanno subìto un calo di fatturato fino al 90%”, spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli – Biella.

 

Francesco Negra, che ha un allevamento di capre e di vacche di razza Piemontese a Scopello e ad Alagna ed è titolare dell’agriturismo Fum Diss ad Alagna, racconta la sua situazione: “Normalmente d’inverno lavoriamo con l’agriturismo, conferiamo il latte al caseificio di Piode e teniamo una parte da trasformare in formaggi. Dall’inizio della pandemia abbiamo subìto prima un abbassamento del prezzo del latte, poi minori vendite dei formaggi, anche al dettaglio nello spaccio aziendale, senza dimenticare la chiusura dell’agriturismo nei periodi di lockdown. Ora, con la zona gialla, a pranzo riusciamo a lavorare un po’, ma non riusciremo a recuperare le perdite di quest’anno, mentre le nostre vendite di formaggio sono intorno al 15% rispetto alla media degli scorsi anni. Questo blocco all’ultimo momento ci danneggia ulteriormente: avevamo preparato i formaggi freschi che le persone avrebbero potuto portare via a fine vacanza ed ora siamo costretti a buttarli, perché non tutti sono adatti ad essere trasformati in prodotto stagionato, come ad esempio le ricotte fresche, gli erborinati e il primo sale. Sarà un vero spreco e un danno. Io e mio fratello poi, come tanti altri nella zona, siamo anche maestri di sci, e quest’anno non abbiamo potuto fare una sola lezione, a parte le poche ore con gli atleti agonisti”.

 

Conclude Francesca Toscani, direttore di Coldiretti Vercelli – Biella: “Proprio dal turismo invernale dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento della montagna. Con le presenze praticamente azzerate nel momento più importante della stagione, si guardava con speranza a quest’ultimo ultimo scorcio di inverno, seppur con il pesante limite allo spostamento tra regioni, ma le aspettative sono andate all’ultimo momento deluse”.

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