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Santa Caterina, aiutaci tu

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Suor Clementina da Tavigliano, energica madre superiora dell’ordine delle Suore di San Giuseppe di Torino fu, nel 1954, la più strenua sostenitrice del nuovo complesso magistrale di via Tripoli intitolato a Santa Caterina.
In quell’anno si posò la prima pietra e già nell’autunno del 1957 le suore Giuseppine e le circa trecento allieve si trasferirono dalla vecchia sede dell’Orfanatrofio Ravetti nel nuovo e moderno complesso dell’istituto magistrale Santa Caterina.
In soli due anni e mezzo, su progetto dell’architetto biellese Federico Maggia, fu relizzato in campo aperto e da ditte locali un complesso scolastico all’avanguardia dotato di 15 aule, sala biblioteca, museo didattico, alloggi per le suore, due dormitori per le allieve con 72 posti letto, una palestra, un teatro e una chiesa.

Quel complesso che fu un fiore all’occhiello per l’edilizia scolastica privata dell’epoca è chiuso dal 2016. La crisi diffusa, il calo demografico e di iscrizioni segnarono il tempo del Santa Caterina, ma c’è chi sta provando a bussare nuovamente a quel portone di via Tripoli.
La presidente del consiglio di istituto del liceo G.e Q. Sella signora Elisa Incoronato lancia a mezzo stampa in questi giorni, un encomiabile appello alla ministra dell’istruzione Azzolina, lo raccolgo con piacere e ne scrivo perchè l’eco del battente all’uscio del Santa Caterina sia il più forte possibile e si rifletta nel biellese fino agli uffici del sindaco Corradino e del presidente della provincia Foglia Barbisin a perorare una giusta causa. Con la riapertura delle scuole in era Covid serve maggior distanziamento tra gli alunni di ogni ordine scolastico, necessitano più spazi, da reperirsi in tempi brevi e con risorse pubbliche all’osso.
L’istituto Santa Caterina può certamente fare al caso di Biella ma mi permetto di evidenziare un limite alla trattativa con l’ordine delle Giuseppine proprietarie del complesso che, giustappunto, solo l’autorità del ministero o degli enti locali possono superare e lo svolgo in breve: nel 2017, come consigliere comunale in carica e a fronte delle lamentele provinciali del tempo per la cronica carenza di aule nel biellese, mi fulminò l’idea di riaprire il Santa Caterina e, in sordina, fui pioniere di una trattativa diretta non rammento più se con l’economa o con la allora madre superiora dell’ordine di San Giuseppe di Torino, un negoziato che durò giusto una telefonata. Spiegai alla religiosa con il tono ecumenico del mio ruolo le necessità del territorio e che avrei, fatta salva la sua benedizione all’idea, perorato la causa in Comune e Provincia affinché Santa Caterina tornasse a sorridere ai figli dei biellesi, accollandoci per parte pubblica le utenze e la manutenzione.
La religiosa attese la fine del mio cahier de doleance biellese, si complimentò per la mia iniziativa e mi disse chiaro che, appena mi fossi accordato per un affitto in euro sonanti dell’immobile con gli enti locali biellesi, di farmi pure risentire e solo in quel caso non avrei nuovamente arrecato disturbo.
Non ricordo più il nome della religiosa ma sono certo non si trattasse del grande cuore di Suor Clementina da Tavigliano.
Benni Possemato

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