Attualità
Sanità, occorrono più risorse e meno abusi
Pausa caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana
In Italia, secondo i rilievi dell’Istat, oltre 7 milioni di persone nel 2022 hanno rinunciato alle cure mediche. E non vi sono segnali che possano indurre a pensare a dati più positivi nel 2023. Il 25% delle spese mediche sono a carico dei cittadini; vale a dire che per ogni quattro euro di spesa, un euro lo mette colui che viene curato. C’è chi fa meno ricorso alle cure mediche per ragioni soprattutto economiche e chi invece getta la spugna al cospetto di liste d’attesa improponibili.
Si tratta, in entrambi i casi, di situazioni inaccettabili per un Paese che aveva saputo dar vita, in un passato neppure troppo remoto, ad un sistema di sanità pubblica che ci invidiava mezzo mondo. Gli affanni di questo sistema hanno spalancato progressivamente le porte alla sanità privata, anche in seno alle stesse Asl, con l’avvio delle attività a pagamento interne alle strutture ospedaliere (la cosiddetta intra moenia), generando l’imbarazzante paradosso di visite specialistiche che richiedono settimane o mesi di attesa se richieste come servizio pubblico, ma che possono trovare riscontro nel volgere di pochissimi giorni se effettuate a pagamento, spesso dagli stessi medici.
Per non dire poi dei centri per la salute privati che si sono moltiplicati in questi anni e che, in province come quella Biellese, trovano terreno fertile grazie anche all’età media della popolazione molto avanzata. Centri che però offrono consulenze specialistiche, ma non si occupano di emergenza, lasciando dunque al settore pubblico la complessa gestione del pronto soccorso che è uno dei settori nevralgici del sistema sanitario. Insomma, si cerca di occuparsi di ciò che rende e non di ciò che affatica.
Recentemente la premier Giorgia Meloni ha detto, parlando delle risorse da destinare alla sanità, che non basta spendere di più per risolvere i problemi, ma occorre anche sapere come quelle risorse vengono spese. E qui si apre un capitolo annoso che coinvolge tutti, dai vertici amministrativi delle Asl e di tutte le strutture sanitarie pubbliche, sino all’ultimo dei cittadini perché se certi investimenti e certe spese potrebbero apparire inadeguati, altrettanto inadeguati potrebbero risultare i comportamenti di chi, ipocondriaci o semplici profittatori, dell’uso dei presidi sanitari pubblici fanno abuso.
Giorgio Pezzana
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Luigi
12 Ottobre 2023 at 14:47
Condivido, in primis medici, ospedali e tutto cosa ruota attorno, dovrebbero essere più controllati, in aziende private certi sprechi non possono esistere e il personale viene controllato, purtroppo nel pubblico è cosa opposta.
Stephan
12 Ottobre 2023 at 15:22
Riuscire in un assistenza sanitaria immediata, gratuita, o quasi, è un utopia a cui tutti aspiriamo. La realtà è scritta molto bene nella rubrica. Mi fa un pò storcere il naso inquadrare chi soffre realmente, di ipocondria, nella figura di un rompiballe.
Senza entrare in tiritere sull’immigrazione, c’è anche chi non ha mai versato un euro di tasse in Italia, molti italiani compresi. Queste persone sono a carico della comunità, di chi ha sempre pagato il dovuto, e che ora si deve pagare le strutture private per avere risposte in tempi utili.
Chi vive con l’immenso stipendio minimo (non garantito!) chi con la pensione minima, e chi con lavori saltuari, e ovviamanete non possono anche pagarsi una struttura privata, dovrebbe attaccarsi al c…o? Oppure usare l’espediente di un malore, e intasare il pronto soccorso? Come sempre, si creano situazioni in risposta ad altre, e difficilmente si potrà garantire l’utopia del tutto per tutti. Criticare resta sempre il lavoro più semplice, ma aiuta a riflettere e, magari creare spunti per miglioramenti.