Attualità
Ripensare le RSA come comunità curanti
BIELLA -Riceviamo e pubblichiamo
I dati Istat relativi al numero di morti nel 2020 confrontati con quelli dei cinque anni precedenti, ripresi e commentati dai sindacati pensionati di CGIL, CISL e UIL, indicano con chiarezza che qualcosa, durante l’emergenza COVID19, è andato storto.
I problemi si sono verificati in particolare nel sistema delle case di riposo, in tutto il Piemonte e, purtroppo, più gravemente ancora, nel Biellese.
Più volte il Partito Democratico ha segnalato l’inadeguatezza del modello seguito dalla Regione a marzo 2020, quando l’Assessorato Regionale alla Sanità guidato da Icardi ha invitato le RSA a costituire reparti COVID imitando l’inadeguata scelta della Lombardia, campionessa di contagi e morti nelle RSA in Italia.
Le Unità Speciali dedicate alla cura dei pazienti affetti da COVID19 a casa (le cosiddette USCA) sono state realizzate tardivamente, solo tra aprile e maggio, e in modo disomogeneo sul territorio.
Nelle case di riposo i tamponi sono stati fatti solo in aprile, quando la diffusione della malattia infuriava già. Il Piemonte, come la Lombardia, paga un progressivo scollamento di ospedale e territorio.
La questione ormai aperta è quella di ripensare le RSA: occorre evitare che diventino piccoli ospedali di serie B ed evolvano in comunità curanti, integrate da una parte con la sanità ospedaliera e dall’altra con i servizi domiciliari.
Ma il tema non è affatto teorico. Al contrario, implica decisioni da assumere immediatamente. Ad esempio, non si capisce perché in Piemonte non si possano riaprire, purché in piena sicurezza, i centri diurni e le attività animative: dalle feste ai progetti con i centri estivi, dalla pet therapy alle visite mediche, fino alla presenza di giovani volontari.
I centri diurni sono peraltro particolarmente importanti nell’ambito di un modello domiciliare, che metta al centro la possibilità di ogni anziano di rimanere a casa.
Ad oggi le risposte che la Regione sta dando al sistema delle RSA, nell’interesse dei pazienti e dei lavoratori, sono insufficienti e inadeguate.
Occorre per l’autunno un piano di copertura tamponi nei luoghi a più alto rischio, tra cui sicuramente figurano le RSA, un’interazione positiva tra servizi che le RSA possono offrire e i servizi domiciliari che consentono a chi può di non farsi ricoverare, un piano per sostenere le RSA nelle ingenti perdite cui sono andate incontro e che rischiano di lasciare a casa, nei prossimi mesi, molti dipendenti.
Il PD ascolta i riferimenti delle case di riposo e della medicina territoriale ed è disponibile a collaborare con la Giunta Regionale per trovare le soluzioni migliori affinché non si ripetano le circostanze sfortunate della scorsa primavera. La salute prima di tutto.
Paolo Furia, Segretario Regionale PD Piemonte.
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook