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Quella “voglia” di andare a scuola

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BIELLA – A me quei ragazzi che hanno protestato a Torino contro il presidente della Regione, perché vogliono ad ogni costo tornare a scuola, suscitano tenerezza e perplessità. Non ce la faccio a credere che ad animarli sia il desiderio di rimanere cinque ore ogni mattina chini sui libri, con l’incombente minaccia delle interrogazioni o il terno al lotto dei compiti in classe. Sono stato studente anch’io. E’ vero, tanti anni fa. Ma non così tanto da non ricordare gli stati d’animo e i desideri di quei giorni e di quegli anni.
Quindi, delle due l’una: o i giovani oggi sono cambiati così tanto, da non poter neppure più essere considerati giovani, oppure non la raccontano giusta. E personalmente sono propenso a credere alla seconda ipotesi. La “voglia” di andare a scuola nasconde ben altro. Nasconde un bisogno, legittimo e sacrosanto, soprattutto tra i ragazzi: quello di socializzare. La scuola è un polo fondamentale di aggregazione e di socializzazione, uno spazio entro il quale ci si muove all’infuori dell’ambito familiare, un ambiente in cui spesso si vanno a creare i presupposti di ciò che si vivrà quando le lezioni termineranno e si apriranno spazi di vita nuovi. La scuola è conoscenza, complicità, condivisione di grandi sogni e di piccole speranze con chi meglio coniuga i propri pensieri con quelli altrui.

E’ così che nascono nuove amicizie, nuove simpatie, nuove passioni. E’ fuori da ogni dubbio che la scuola è o dovrebbe essere luogo di formazione, di studio, d’impegno, di lavoro. Ma tutti questi doveri, se ogni mattina non si aprissero le aule e quei ragazzi non si ritrovassero seduti a quei banchi, a scambiare battute con i compagni, ad ammiccare incrociando lo sguardo di quella ragazzina che piace tanto o a condividere qualche cruccio con gli amici, sarebbero un peso troppo difficile da portare, su spalle troppo giovani. Ecco perché quei ragazzi ce l’hanno con il presidente della Regione che ha disposto precauzionalmente la chiusura delle scuole. Ecco perché sfiderebbero volentieri il covid o qualunque altra pandemia pur di tornare a ritrovarsi ogni mattina. Con quella “voglia” di andare a scuola. Ma, soprattutto, con quelle vite tutte da vivere e da costruire.

Giorgio Pezzana

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