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Quattro anni senza Erika Preti: «Manca tutto di lei, nessun perdono per chi l’ha uccisa»

L’11 giugno del 2017 moriva per mano di Dimitri Fricano. La madre Tiziana e il papà Fabrizio la ricordano

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«Cosa manca di Erika? Manca tutto e mancherà sempre, ogni giorno della nostra vita». Quattro anni sono trascorsi da quel maledetto 11 giugno del 2017, quando Erika Preti, al culmine di una discussione, venne brutalmente assassinata dal suo fidanzato durante una vacanza in Sardegna. Il tempo, dicono, rimargina le ferite, ma non quelle di due genitori ai quali viene portata via una figlia.

Fabrizio Preti e Tiziana Suman oggi non possono fare altro che continuare a ricordare il suo sorriso e la sua dolcezza, che illuminano il cuore di chi l’ha amata.

«L’ho avuta a vent’anni – racconta la mamma -, sono cresciuta insieme a lei, quasi senza accorgermene. Non ha mai dato problemi, era una ragazza tranquilla. Ho sempre pensato di essere stata una madre estremamente fortunata. Mi dispiace solo che abbia conosciuto l’unica persona che non avrebbe mai dovuto conoscere». La persona che ha commesso il delitto, l’uomo che le era più vicino.

Nessun confronto, nessun perdono per Dimitri Fricano, condannato a trent’anni in attesa che il processo arrivi in Cassazione. Oggi Tiziana e Fabrizio non sanno più niente di lui: «Onestamente non sappiamo nemmeno se sia ancora in carcere a Ivrea o altrove. E nemmeno ci interessa. Nei primi mesi ci aveva scritto una lettera dal carcere, poi non ci sono più stati contatti e non li desideriamo. Non ci passa nemmeno per la testa di perdonare. Qualche tempo fa il caso ha voluto che lo incrociassimo in aeroporto, prima di un’udienza. Poi lo abbiamo rivisto in aula. E quella è stata l’ultima volta».

Ancora oggi non riescono a spiegarsi come sia potuto accadere. Non c’era mai stato alcun segnale che potesse far ipotizzare che rappresentasse una minaccia: «Non aveva mai dato segni di aggressività prima – sono le loro parole -, altrimenti saremmo intervenuti, avremmo provato a parlarne. Quando ha confessato siamo rimasti tutti sconvolti. Soltanto più tardi abbiamo scoperto i problemi di cui aveva sofferto».

Fino a quel maledetto 11 giugno non c’era stato alcun sospetto: «Ricordo ancora la mattina della partenza per la Sardegna – continua Tiziana Suman -. Abbiamo fatto colazione insieme. Erano sereni, tranquilli… E in generale non avevo mai assistito a litigi o problemi seri, mai visto cose o situazioni di preoccuparmi. Dico la verità: quando era con Dimitri, da madre, ero addirittura più tranquilla rispetto a quando usciva con le amiche, pensavo che sarebbe stato proprio lui a difenderla e a proteggerla in caso di bisogno».

Il destino, invece, ha voluto che proprio quel ragazzo di cui tutti si fidavano diventasse il carnefice. Era inimmaginabile, impossibile, tanto che anche subito dopo il delitto la famiglia di Erika si è fidata di lui.
«Abbiamo creduto alla versione del ladro e dell’aggressione fino a quando non ha confessato – ricordano con amarezza -. Siamo andati anche a trovarlo all’ospedale».

«L’ultima volta che l’ho sentito – aggiunge la madre – siamo rimasti al telefono per quasi un’ora. Piangeva disperato, diceva che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, che l’amava, che l’avrebbe difesa da tutto e da tutti. Era venerdì pomeriggio. Il giorno successivo è andato in procura a confessare». Purtroppo Erika non è stata né la prima, né l’ultima donna uccisa dal compagno, dal fidanzato o dal marito.

«La verità – sottolinea Tiziana Suman – è che ancora oggi una donna non è pienamente libera di scegliere, siamo sempre a rischio. Una donna che decide di lasciare il compagno, ad esempio, nell’intimo sa di dover stare attenta, perché ci sono uomini che non lo accettano. Eppure il caso di Erika è diverso. Ancora oggi non c’è una risposta o una spiegazione, ancora oggi ad esempio non sappiamo nemmeno se lei volesse lasciarlo. A noi non risultava assolutamente che fossero in crisi. Dimitri addirittura ha detto al procuratore che avevano parlato anche di matrimonio… Non abbiamo idea di cosa davvero sia successo, quello che so è che Erika non meritava tutta quella brutalità. Non la meritava lei e non la merita nessun’altra donna».

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