Attualità
Piogge, caldo, inverno mite: l’anno d’oro della zanzara tigre
Il peggio deve ancora arrivare: l’assalto più agguerrito sarà a settembre
L’invasione sta arrivando al culmine. Anche se l’assalto più agguerrito arriverà a settembre, il mese che potrebbe consacrare l’anno d’oro della zanzara tigre.
Zanzara tigre, ecco perché siamo invasi
Per tutto il periodo primaverile e per la parte iniziale dell’estate, quando le perturbazioni si sono succedute senza interruzioni e la temperatura è rimasta bassa, le zanzare non si sono fatte sentire. Ma si potrebbe dire che si stavano organizzando. Non sono mancati certo i ristagni d’acqua in cui depositare le larve. E siccome poi non c’è l’abitudine di stare attenti a eliminare i depositi inutili e a neutralizzare, anche solo coprendoli, quelli utilizzati negli orti o per gli animali. ecco che con l’arrivo del caldo le larve si sono trasformate in insetti e l’invasione è cominciata. E continuerà almeno fino alla metà di agosto, quando il ciclo riproduttivo, rallenta.
Un discorso a parte riguarda però le famigerate zanzare tigre, le più insidiose anche dal punto di vista sanitario. Questi animali iniziano la loro riproduzione in inverno attraverso delle uova. Con il freddo in genere non molte sopravvivono ma quest’anno l’inverno è stato particolarmente mite e la quantità di insetti di questa specie è già molto elevata e così cambiamento climatico e ciclo vitale favoriscono un ulteriore sviluppo che consegnerebbe il dominio della presenza proprio alla tigre.
Zone infestate: impennata di segnalazioni negli ultimi giorni
Proprio in questi giorni si sta impennando il numero di segnalazioni che riguardano zone particolarmente infestate.
A chi? Alla Ipla, una società partecipata dalla Regione, che cura la prevenzione e, nel caso, la disinfestazione da zanzare, con un apposito progetto lanciato ormai molti anni fa. Era stato avviato un massiccio intervento che aveva coinvolto anche le risaie. I benefici si erano visti e i più attenti ricordano che per due o tre anni, tra il 2010 e il 2013 la presenza dei fastidiosi insetti si era ridotta sensibilmente. Ma proprio nel 2013 i fondi furono tagliati e il progetto restò al palo.
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Ipla: “La prevenzione è l’unica arma che abbiamo”
Così gli insetti tornarono a proliferare e solo nel 2018 si ritornò a fare prevenzione. «Perché è l’unica vera arma che abbiamo» spiega il referente tecnico scientifico di Ipla, Davide Bruciaferri.
Un’arma che però rischia di rivelarsi spuntata: «In tutti i Comuni che hanno aderito al progetto interveniamo a più riprese con materiale biologico per bonificare canali, caditoie delle grondaie, ristagni d’acqua e ogni altro luogo in cui possano annidarsi le larve. Ma possiamo agire soltanto su proprietà pubbliche, non in quelle private, sulle quali non abbiamo autorità. Molti sindaci, ad esempio, hanno firmato anche ordinanze per imporre la copertura di bidoni e vasche utilizzati come riserve d’acqua negli orti e quelle ordinanze stabiliscono anche delle sanzioni. Ma il controllo e ancora di più la contravvenzione sono quasi impossibili. E non esiste una mentalità attenta a eliminare le situazioni che favoriscono la crescita delle larve e la trasformazione in insetti adulti. A volte anche un vecchio copertone abbandonato, apparentemente innocuo può essere un rifugio perfetto».
Segnalazioni, monitoraggi e sopralluoghi
I “tecnici di campo” di Ipla compiono costantemente monitoraggi del territorio, lasciano volantini nei quali si spiega dove possono annidarsi le larve, a volte provano anche a fare opera di informazione e persuasione. Inoltre sono disponibili a raccogliere segnalazioni di infestazioni e, nei comuni che aderiscono al progetto, si recano anche a compiere sopralluoghi per accertarsi della situazione. Spesso si trovano di fronte ad aree verdi in cui vivono centinaia di zanzare. Ma a quel punto ormai “la frittata è fatta” e si può solo fronteggiare il nemico limitando i danni.
Cesare Maia
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