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Peste suina: “L’emergenza sanitaria non si può risolvere con i pannicelli caldi”

Confagricoltura: “E’ necessario che si comprenda la gravità della situazione e che si intervenga subito”

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“Non si può pensare di risolvere un’emergenza sanitaria affidandosi ai pannicelli caldi”. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, commenta la circolare dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte relativa al controllo della fauna selvatica, osservando che “l’urgenza e la necessità di procedere a un drastico depopolamento del cinghiale, così come richiamato nella comunicazione della Regione, si scontra con le misure adottate, che prevedono soltanto il posizionamento di gabbie e recinti per catturare i selvatici. La decisione della Regione, né preannunciata, né tantomeno concordata con le organizzazioni degli agricoltori – aggiunge Allasia – ci lascia allibiti. La gravità del momento impone, nel pieno rispetto delle indicazioni delle autorità sanitarie nazionali, di procedere a un drastico ridimensionamento della popolazione dei cinghiali: la soluzione di installare delle gabbie, sperando che gli animali si avviino verso le trappole è assolutamente inadeguata. A questo punto chiediamo che il presidente della Regione si faccia carico in prima persona dell’emergenza e coordinandosi con gli assessorati alla Sanità e all’Agricoltura adotti con una decretazione d’urgenza un piano efficace per l’abbattimento selettivo dei cinghiali”.

Per il presidente di Confagricoltura Piemonte “è necessario che si comprenda la gravità della situazione e che si intervenga subito. Per quanto riguarda i suini allevati nelle zone infette, che devono essere alimentati e non possono essere movimentati, chiediamo che vengano inviati alla macellazione sotto controllo nel più breve tempo possibile, prevedendo adeguati ristori per le imprese danneggiate”.

In base ai calcoli elaborati dai tecnici di Confagricoltura, accudire e alimentare un suino adulto costa 98 centesimi al giorno, solo per quanto riguarda mangime e manodopera, escludendo quindi   ammortamenti, energia e altre spese. “Considerando che in provincia di Alessandria i suini nell’area infetta sono circa 8.000 – spiega Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonte – significa che ogni mese si spendono 235.000 euro per tenerli in stalla; sono risorse completamente sprecate, tenendo presente che oggi il valore di questi animali è fortemente deprezzato, in quanto pur essendo sani non potranno essere destinati a circuiti per la produzione di denominazioni di origine protetta come avveniva prima dell’epidemia di peste suina. Spiace sicuramente agli allevatori veder svilito il loro impegno, ma la soluzione razionale è abbattere questi animali al più presto, ristorando i danni alle imprese”.

Confagricoltura chiede perciò al presidente della Regione di concordare con il governo gli strumenti idonei per avviare l’abbattimento dei suini allevati nelle zone infette, disponendo immediatamente le procedure per il ristoro dei danni e avviando nel contempo il contenimento dei cinghiali sull’intero territorio regionale, nell’ambito di una strategia da condividere con le altre regioni confinanti, affidandosi a soluzioni in grado di risolvere il problema in tempi rapidi, come impone la gravità della situazione.

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