Attualità
«Non importa cosa ti fa la vita, sorridi e vai avanti»
Elisa Fricchione, 53 anni, dopo aver subito un grave lutto in famiglia, la morte del marito in un incidente, e con tre figli piccoli da crescere, non si è arresa
COSSATO – «Prendi il meglio dal peggio che ti capita» esordisce con queste parole, quando le chiediamo di parlarci della sua straordinaria forza d’animo.
Lei è Elisa Fricchione, 53 anni, che dalla vita è stata messa duramente alla prova. Nel 2005 ha perso il marito Aldo, in un incidente sul lavoro, ed è rimasta con tre figli piccoli da crescere, ma non ha mai mollato. Non si è arresa.
«Fino all’età di 45 anni, ho avuto un’azienda agricola, che era nata con mio marito, e che ho difeso con tutta le mie forze anche dopo la sua scomparsa. Dal 2008 al 2013, ho lottato a denti stretti. Ho fatto tutto il possibile per portarla avanti. Alla fine però ho dovuto chiudere. Subito ho vissuto la decisione come un fallimento personale, invece col tempo ho compreso che ho fatto e farò errori, ma che anche il sistema non funzionava. Probabilmente sono stata una fra le prime che doveva cadere, che ha risentito della situazione difficile che ha colpito il settore agricolo. Ora sono qui e vado avanti. Mi sono reinventata. I miei non sono stati errori, ma esperienze. Sapete che se ci penso non mi sembra neanche di parlare di me?»
Tentiamo di porle una domanda, ma lei ci ferma: «Sono nel mio momento serio. Lasciatemi dire… brava, pirla, ce l’hai fatta – dice a se stessa, battendosi una mano sulla spalla – ».
Ha imparato a guardare avanti. «Bisogna porsi nuovi obiettivi, non affossarsi in quelli vecchi. Bisogna vivere il presente. Non è facile, ma è come quando vai per strada e ti capita di sbagliare e allora cosa fai? Torni indietro e cambi direzione. Trovi il tuo percorso e non c’è un’età migliore per farlo. Nel punto in cui ti trovi, osi, provi. Il passato ce l’ho nel cuore, rimarrà per sempre una parte di me, nessuno me lo toglie. È lì».
«Un lato positivo c’è sempre, lo devi cercare, lui da solo non si presenta. Qualcuno magari pensa che io viva nel mondo delle favole, ma non è così. Una delle decisioni che ho preso e che mi ha aiutato molto è stata il mantenere la socializzazione, il contatto con le persone, con gli amici e con i famigliari. Ripeto spesso che la famiglia perfetta del mulino bianco non esiste. L’unione con gli altri va coltivata e preservata nel tempo. Possiamo anche avere vedute diverse, discutere e mandarci a stendere, ma poi dobbiamo ritrovarci perché ne sentiamo la mancanza, perché abbiamo bisogno l’uno dell’altro ed è importante chiudere il battibecco con una risata. Per fare questo non esiste un segreto. Penso che dipenda da quello che trasmettiamo».
Oggi Elisa è Oss, operatrice socio sanitaria, e si sente realizzata. «Posso dire di essere felice. Adoro il mio lavoro. Vivo ogni giorno a contatto con tante persone ed è quello mi fa stare bene. Diciamo che per arrivare al punto in cui sono ho dovuto darmi da fare. All’età di 45 anni ho dovuto ripensare a cosa avrei voluto fare da grande. Ritornare nel mondo del lavoro non è stato facile. Come si dice, me lo sono guadagnato. Prima di diventare Oss, ho fatto diversi altri mestieri, partendo semplicemente da quello che sapevo fare, dall’aiutare in casa al lavorare in fabbrica».
«Dopo aver conseguito l’attestato sono stata assunta in una casa di riposo e ora sto bene. Vi assicuro che non vivo nel mondo dei puffi, che è il cartone che guardo di più con mio nipote – conclude Elisa Fricchione -. Io con i miei nonnini ci sto che è una meraviglia. Mi ricaricano anche quando sono stanca morta».
Anna Arietti
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