Attualità
Migliaia di anziani biellesi dimenticati nelle case di riposo
La presente per portare alla Vostra attenzione sull’effettiva implementazione e sul sistema di accertamento diagnostico, monitoraggio e sorveglianza agli ospiti nelle RSA biellesi, circa 2250 persone residenti in 37 strutture, uomini e donne che hanno vissuto, lavorato, sofferto per offrire a figli e nipoti una vita decorosa ma che, nell’ultima parte della loro vita, non solo sono stati collocati lontano dalla loro casa, ma che sono stati completamente dimenticati da quelli che, per obbligo d’ufficio, avrebbero dovuto porli sulla massima scala di priorità durante la gestione della pandemia.
Invece la storia è tutt’altra, lo si vede in tutta Italia e lo si vede anche nel nostro Biellese, dove è stato calato un velo di silenzio sulla situazione degli anziani ricoverati nelle case di riposo.
A metà aprile ho scritto al Presidente della Regione Piemonte Cirio e all’Assessore Icardi per segnalarne la problematica, facendo specifico riferimento ad una cugina di 95 anni ospitata presso la Villa del Sorriso di Andorno (BI) che manifestava chiari sintomi di contagio. La stessa cosa ho fatto con la presidenza ASL BI e la presidenza della Provincia di Biella, non ricevendo tuttavia neppure conferma di ricevuta, fatto che la dice lunga sulla considerazione, l’impegno e il dovere d’incarico che i dirigenti hanno verso gli anziani, che sono purtroppo stati considerati, già all’inizio della pandemia “è un virus che colpisce prevalentemente gli anziani” come vuoto a perdere, proprio loro che sono i nostri genitori o i nostri nonni. Ma che società è quella che non stima e valorizza la vecchiaia ma che invece pone al primo posto l’utilità immediata e la produttività dell’uomo economicamente attivo?
Tuttavia qualcosa deve essere scattato nella mente di qualcuno perché qualche (e puntualizzo qualche) tampone è stato fatto presso la RSA citata, dove sono ovviamente stati trovati degli anziani contagiati, tra cui la mia cugina. E gli altri? Qualcuno pensa di terminare il controllo nella struttura o pensa che il problema si risolva semplicemente allestendo un piano covid (quindi sporco, vocabolo utilizzato nelle linee guida dall’Istituto Superiore di Sanità che demanda al Dipartimento di Prevenzione «la fattibilità di un isolamento efficacepresso la stessa struttura. In caso di impossibilità ad effettuare un efficace isolamento, il paziente sarà trasferito in ambiente ospedaliero o in altra struttura adeguata all’isolamento per ulteriore valutazione clinica e le cure necessarie, come ad esempio in una struttura dedicata a pazienti COVID-19. In caso di trasferimento vanno immediatamente sanificate le aree dove il paziente ha soggiornato separando le aree “pulite” e le aree “sporche”?
Mi permetto una piccola digressione sul termine “sporco” associato al contagio, aggettivo utilizzato come da indicazioni anche nell’ospedale cittadino (v. video allegato), vocabolo che denota una assenza totale di rispetto per tutti gli uomini e le donne “sporchi” che in Italia sono morti per inadempienze o sottovalutazioni altrui, vocabolo scelto da qualcuno che non ha considerato la dignità dell’uomo quale principio costituzionale.
Ora chiedo come cittadina, figlia e madre, di non negare prematuramente la vita a chi ci ha dato la vita, e quindi che vengano tamponati al più presto possibile tutti gli ospiti delle RSA della provincia, e, fatto non scontato, che venga comunicata alle famiglie la eventualità positività del loro congiunto e la prosecuzione dell’infezione. Non è una vergogna l’essersi contagiati ed è dovere civile l’informazione ai famigliari preoccupati della salute dei loro cari.
In conclusione, permettendomi di ricordare che una società che mostra disinteresse, superficialità, fastidio, insofferenza, disamore dimenticando i suoi anziani, custodi della memoria collettiva e perciò interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale, è una società morta, una società senza futuro, auspico che
– si proceda al più presto al controllo capillare all’interno delle RSA,
– la popolazione biellese venga, se possibile, periodicamente tenuta al corrente tramite comunicato pubblico che informi circa il numero degli infettati, il numero dei guariti, il numero dei non infetti e il numero dei deceduti ,
– la Procura verifichi perché in provincia di Biella non sono stati attivati, come previsto dal ministero, né i SISP (servizi di Igiene e Sanità pubblica) nè le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) e se esistono inadempienze colpose sulla gestione ed il controllo della emergenza Covid 19 nelle RSA.
Ringraziando per aver letto questo invito a non relegare ai margini della società gli anziani, portatori di un prezioso patrimonio culturale ed esperienziale e a ripristinare i loro pieni diritti in periodo di pandemia Covid 19, auspico una pronta ed efficiente strategia per il rafforzamento di una essenziale attività di indagine e di azione attraverso una crescente tempestività dei tamponi, anche per i pauci sintomaticie gli asintomatici.
Deana Gatta
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook
Ester Dolfini
4 Maggio 2020 at 13:17
Condivido pienamente. Mia mamma diceva sempre ” Meglio tardi che mai “