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Michele Cipriani, il giornalista e lo sportivo, si racconta

«La mia è stata una vita carica di soddisfazioni soprattutto nel mondo del karate e judo, a breve compirò 80 anni ma non me li sento»

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BIELLA – Prosegue con notevole soddisfazione il nostro emozionante e meraviglioso viaggio fra gli anziani del Biellese.
Ogni settimana raccontiamo una nuova storia sempre diversa. Se anche voi volete essere intervistati scrivete a direttore@nuovaprovincia.it o chiamate la redazione al numero: 015.32383 oppure 346-7936093 (Mauro Pollotti).

Questa volta ad essere intervistato è un personaggio molto conosciuto in città, soprattutto nel mondo dello sport e del giornalismo biellese.
Strona è un paesino che prende il nome della valle in cui si trova ubicato, dove tutti si conoscono, dove si respira ancora l’aria d’un tempo passato. Proprio quel luogo ha dato i natali al nostro ospite di Oggi. Michele Cipriani che fra tre mesi spegnerà le sue 80 candeline.

Michele, ci racconti qualcosa della tua famiglia d’infanzia?
«Mio papà si chiamava Felice. Era un militare di carriera. Apparteneva alla Real Marina Militare. Faceva parte del Battaglione San Marco. Venne congedato per le ferite di guerra riportate durante un combattimento in Albania. La mamma invece si chiamava Virginia Zampieri, faceva l’operaia dagli Zegna a Vallemosso. Dalla loro unione siamo nati io e mia sorella Loredana».
Che ricordi hai della tua infanzia?
«Ho tanti bei ricordi, Non avevamo nulla ma si viveva bene. Vivevamo a Frazione Ozino di Strona, mentre la nonna Erminia abitava a frazione Foglio. Ricordo che quando andavo a dormire da lei era una festa grande. Tutto era più genuino, dalla gente al cibo, insomma: si stava meglio quando si stava peggio».
Poi arrivò il periodo della scuola
«Si. Che bello era andare a scuola. Le elementari le avevo fatte a Strona, mentre le medie a Cossato. Ricordo che andavo giù tutti i giorni con il trenino, lo si prendeva al Mulin Gros. Poi in seguito mi diplomai a Biella all’Istituto per Geometri».
A che età entrasti nel mondo del lavoro?
«Avevo 20 anni. Fui assunto alla Italcable. Era un’azienda italiana che operava nel campo dei servizi per la telecomunicazione. Ironia della sorte, a sei mesi dall’assunzione venni chiamato a fare il servizio militare a Carnia, in Trentino Alto Adige. Mi accorparono alle Telecomunicazioni alpine. Una volta terminato il soldato rientrai al lavoro sempre all’Italcable. Passai poi alla Sip che in seguito divenne Telecom. Ero un funzionario di area mercato».
Poi il grande incontro con colei che divenne tua moglie
«Sì, fu davvero un bell’incontro quello fatto con Vanna Marchesini, difatti siamo oramai sposati da 56 anni. Abbiamo avuto due figli: Massimo e Marco».
A Biella sei un personaggio molto noto negli ambienti dello sport
«Amo lo sport. Iniziai nel 1958 a fare pugilato, poi intrapresi la strada del karate fino ad ottenere la cintura nera, poi intrapresi la strada del judo. Per molti anni fui presidente di giuria in molte gare anche internazionali. La pratica degli sport di combattimento è da sempre una mia grande passione».
Anche il giornalismo biellese da tanti anni ti vede protagonista
«Si. Sono iscritto all’Ordine dei giornalisti da oramai 45 anni. Ho collaborato per molto tempo con Eco di Biella per le pagine sportive. Ero molto amico dello storico direttore Carlo Caselli, di Marco Marcello e Ugo Zatterin. Anche nelle vesti da giornalista mi sono sempre occupato delle pagine sportive. Scrivere mi appassiona, mi rilassa e soprattutto mi tiene la mente elastica».
Oltre a quella del giornalismo, attualmente nutri altre passioni?
«Non sono capace di restare fermo. Frequento il Panathlon, sono socio benemerito dell’Associazione nazionale della Polizia di Stato, fiduciario provinciale del Coni-point di Biella e consigliere del Coni dal 1992, mi aveva chiamato il presidente emerito Gigi Delpiano».

 

Mauro Pollotti

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